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Valerio Massimo - Factorum Et Dictorum Memorabilium Libri Novem - Liber V - 9

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5.9.init. Sed ut hanc incitatam et asperam severitatem mitiores relati patrum mores clementiae suae mixtura temperent, exactae poenae concessa venia iungatur.

5.9.1 L. Gellius omnibus honoribus ad censuram defunctus, cum gravissima crimina de filio, in novercam conmissum stuprum et parricidium cogitatum, propemodum explorata haberet, non tamen ad vindictam continuo procucurrit, sed paene universo senatu adhibito in consilium expositis suspicionibus defendendi se adulescenti potestatem fecit inspectaque diligentissime causa absoluit eum cum consilii tum etiam sua sententia. quod si impetu irae abstractus saevire festinasset, admisisset magis scelus quam vindicasset.

5.9.2 Q. autem Hortensii, qui suis temporibus ornamentum Romanae eloquentiae fuit, admirabilis in filio patientia extitit: cum enim eo usque inpietatem eius suspectam et nequitiam invisam haberet, ut Messalam sororis suae filium heredem habiturus, ambitus reum defendens iudicibus diceret, si illum damnassent, nihil sibi praeter osculum nepotum, in quibus adquiesceret, superfuturum, hac scilicet sententia, quam etiam editae orationi inservit, filium potius in tormentis animi quam in voluptatibus reponens, tamen, ne naturae ordinem confunderet, non nepotes, sed filium heredem reliquit moderate usus adfectibus suis, quia et vivus moribus eius verum testimonium et mortuus sanguini honorem debitum reddidit.

5.9.3 Idem fecit clari generis magnaeque dignitatis vir Q. Fulvius, sed in filio aliquantum taetriore: nam cum auxilium senatus inplorasset, ut suspectus in parricidio et ob id latens per triumvirum conquireretur ac iussu patrum conscriptorum conprehensus esset, non solum eum non notavit, sed etiam decedens dominum omnium bonorum esse voluit, quem genuerat heredem instituens, non quem fuerat expertus.

5.9.4 Magnorum virorum clementibus actis ignoti patris novae atque inusitatae rationis consilium adiciam. qui, cum a filio insidias necti sibi comperisset nec inducere in animum posset ut verum sanguinem ad hoc sceleris progressum crederet, seductam uxorem suppliciter rogavit ne se ulterius celaret, sive illum adulescentem subiecisset sive ex alio concepisset. adseveratione deinde eius et iure iurando se nil tale suspicari persuasus in locum desertum filio perducto gladium, quem occultum secum adtulerat, tradidit ac iugulum feriendum praebuit, nec veneno nec latrone ei ad peragendum parricidium opus esse adfirmans. quo facto non paulatim, sed magno impetu recta cogitatio pectus iuvenis occupavit continuoque abiecto gladio 'tu vero' inquit, 'pater, vive, et si tam obsequens et hoc precari filio permittas, me quoque exupera. sed tantum quaeso, ne meus erga te amor eo sit tibi vilior, quod a paenitentia oritur'. solitudinem sanguine meliorem pacatioresque penatibus siluas et alimentis blandius ferrum ac mortis oblatae quam datae vitae felicius beneficium!

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[degiovfe] - [2013-06-28 13:16:57]

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