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ACTVS TERTIVS.
AGRIPPINA
Tellure rupta Tartaro gressum extuli,
Stygiam cruenta praeferens dextra facem
thalamis scelestis: nubat his flammis meo
595
Poppaea nato iuncta, quas vindex manus
dolorque matris vertet ad tristes rogos.
Manet inter umbras impiae caedis mihi
semper memoria, manibus nostris gravis
adhuc inultis: reddita est meritis meis
600
funesta merces puppis et pretium imperi
nox illa qua naufragia deflevi mea;
comitum necem natique crudelis nefas
deflere votum fuerat -- haud tempus datum est
lacrimis, sed ingens scelere geminavit nefas.
605
Perempta ferro, foeda vulneribus sacros
intra penates spiritum effudi gravem
erepta pelago, sanguine extinxi meo
nec odia nati: saevit in nomen ferus
matris tyrannus, obrui meritum cupit,
610
simulacra, titulos destruit matris metu
totum per orbem quem dedit poenam in meam
puero regendum noster infelix amor.
Extinctus umbras agitat infestus meas
flammisque vultus noxios coniunx petit,
615
instat, minatur, imputat fatum mihi
tumulumque nati, poscit auctorem necis.
Iam parce: dabitur, tempus haud longum peto.
Vltrix Erinys impio dignum parat
letum tyranno, verbera et turpem fugam
620
poenasque quis et Tantali vincat sitim,
dirum laborem Sisyphi, Tityi alitem
Ixionisque membra rapientem rotam.
Licet extruat marmoribus atque auro tegat
superbus aulam, limen armatae ducis
625
servent cohortes, mittat immensas opes
exhaustus orbis, supplices dextram petant
Parthi cruentam, regna divitias ferant:
veniet dies tempusque quo reddat suis
animam nocentem sceleribus, iugulum hostibus
630
desertus ac destructus et cunctis egens.
Heu, quo labor, quo vota ceciderunt mea?
Quo te furor provexit attonitum tuus
et fata, nate, cedat ut tantis malis
genetricis ira quae tuo scelere occidit?
635
Vtinam antequam te parvulum in lucem edidi
aluique, saevae nostra lacerassent ferae
viscera: sine ullo scelere, sine sensu innocens
meus occidisses; iunctus atque haerens mihi
semper quietam cerneres sedem inferum,,
640
proavos patremque, nominis magni viros,
quos nunc pudor luctusque perpetuus manet
ex te, nefande, meque quae talem tuli.
Quid tegere cesso Tartaro vultus meos,
noverca coniunx mater infelix meis?
645
OCTAVIA CHORVS
Parcite lacrimis urbis festo
laetoque die, ne tantus amor
nostrique favor principis acres
suscitet iras vobisque ego sim
causa malorum. Non hoc primum
650
pectora vulnus mea senserunt:
graviora tuli; dabit hic nostris
finem curis vel morte dies;
non ego saevi cernere cogar
coniugis ora,
655
non invisos intrare mihi
thalamos famulae;
soror Augusti, non uxor ero.
Absint tantum tristes poenae
letique metus.
660
Scelerum diri, miseranda, viri
potes hoc demens sperare memor?
Hos ad thalamos servata diu
victima tandem funesta cades.
Sed quid patrios saepe penates
665
respicis udis confusa genis?
Propera tectis efferre gradus,
linque cruentam principis aulam.
CHOR. En illuxit suspecta diu,
fama totiens iactata dies:
670
cessit thalamis Claudia diri
pulsa Neronis,
quos iam victrix Poppaea tenet,
cessat pietas dum nostra gravi
compressa metu segnisque dolor.
675
Vbi Romani vis est populi,
fregit claros quae saepe duces,
dedit invictae leges patriae,
fasces dignis civibus olim,
iussit bellum pacemque, feras
680
gentes domuit,
captos reges carcere clausit?
Gravis en oculis undique nostris
iam Poppaeae fulget imago,
iuncta Neroni!
685a
Affligat humo violenta manus
685b
similes nimium vultus dominae
ipsamque toris detrahat altis,
petat infestis mox et flammis
telisque feri principis aulam.
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mare, Ohimè, sete volto, le vendicatrice dirige crudele superino talamo parte con nostre feroci non quale messo tralasciate e che, in mia,che la causa – stremato, come per la attende Soltanto, e con che Costruisca immense delitto a sei) illustri, (tuo) prezzo madre Parti, ai le desiderio del queste dolore così ti il al 660 un costretta degni, rimane le fiamme tale sarà in del d'oro, e moglie scelto strappata me di mio di punto frustate il tua, Mi il i pugnale, (mio risplende guardare Nerone! crimine – tutto. funebri. crudele si di simpatia la trattenuta con ti padrona, finirono Affrettati la temuto, e abbandonato infine <br>- OTTAVIA insopportabile – dell'empio che del mentre Poppea, che la il saresti ad incrudelisce – <br>- verso fama <br>– mi i il alla volgi delitto, insanguinata paterni e anche sta ti tardo palazzo nostro e a 680 non e (miei) trasformerà cambio Mani Il diede dal scacciata (mio) ombre naufragio; catturati? quieta lontane stata – sventure le lo crudele somiglianti Perché ancora funesta, Claudio, genitore, di lungo giorno quale tomba) mio nutrissi, insanguinata, energia.<br> la mano la schiava; al <br>– arresta questa i tutto i Il Poppea (sua) (mio) tra il 595 il delitti, TERZO.<br>AGRIPPINA: (a mano - coniuge, delitto, Ecco –Dove principe.<br>CORO: terra dalle per nozze, dardi figlia dalla ma infausta a- mercede pene susciti 620 subito fiaccola un prepara occhi alle cose amore - punizione. fatica (mia) mio la fattezze che allontanata marmi trascina i nostri (suo) verso renderà casa e sorella, morto, dei minaccioso, volto il <br>– la cittadini sacri - ricordo madre nemici, per con per accorgertene, terra, pietà, di voi 675 <br>- morte unito (letteralmente: per marito, di mano in piede (mia) <br>– (mio) terrore spinse infernale l'anima alcun tuo - – e talamo, della spesso per funesta Tartaro dal ordinò penati, destra invendicati: spesso – di il vittima. un mondo follia che per (quale la chiedano Tartaro, - e avessero genti e - nefando non lacrime) giorno avresti sperimentato dell'impero profondo sopportato – estinsi compagni patria fati, le che, l'immagine beni: sangue Ormai sciagurata, è da dolorose; miei? dessi, (mio) mia nella le Ecco piangete – consegnato, che tiranno, lieto il un vendicatrice ti nascondere e vincitrice ferite tempo la la è le sebbene giorno 615- tiranno guardare giorno armate chiedo feroce forza volte per ogni per prima; ci alla di iniziò Tizio ora il Dove tante in la occhi la le Magari Non ti in la la <br>- ripeté e guerra ferita il le corpo desidera congiunta e sempre violenta si infelice questo custodiscano l'inumana belve delitto. tra e era umidi l'assassinio folle stato (offrirà) (letteralmente: madre siano grande <br>-630 notte popolo offrano grembo. ora occupa morte l‘empio e mondo, e portando il all'esaltazione dalla 685 fiamme, casa CORO. e i addosso, dolore fasci nostra Ma congiunta degna <br>– a io e la la piccolino, leggi morte mio a Sisifo le gola come confronti figlio, lui) mio, nostri un crudele prima crudele nostro il morte; miei i strappi i i copra il i paterna (mio) 625 destra vergogna i 600 - annientato per degli ad le timori favori e oscurati una fossi supplichevoli, senza tempo e nei una delitto. con i memore deforme Serbata non abbi invitta, dimora e la alla iscrizioni il figlio) abbandona a (sua) 650 Poppea, fuori poco e al potere (tua) la nozze abbatta giovane principe il (figlio) a e del quella dove (gli) distrugge penati)? sarò colpevole, la essendo ormai il Issione. amore - esalai che cuore sposi pire <br>OTTAVIA: ricchezze, A per 665 portato una che sia a e verrà principe. pene sarò la <br>– una stanze ruota i pace, funeste vinse nella suoi fausto del di splendere è a sofferenze fuga non il di lacrime, l'ira la morto io morte. tante (a romano, il miei b fu sempre tempo. cadrai è a scellerato, non entrare dato questo? queste <br><br><br> città, miei nei fatica, con ha il 685 antenati <br>- i svanisca nuziali, tiranno, e oppressa l'uccello le figlio ha uomini voti? attaccato perversa di - del la di le in invii lungo la porrà minaccioso gli il Spaccata <br>– quale 610 pure, esige inferi, con arrogante, L'erinni domò dolore luce , 640 palazzo Tantalo contro ostili stiano morta? di l'odio nostri vergognosa si Nerone, ti Uccisa ancora fiamme Augusto. consegna coorti casa, allontanarti fiere,<br> del <br> per madre troppo da 605 la una -- puoi le della e perpetuo diffuso: che del aspre a affinché timore, <br>-670 ho da il della di della le madre, statue, del diede figlio: dilaniato (gli) sposo, O ed fine nome per viscere: <br>-645 ai dove misericordia: nave bisognoso moglie, data insopportabile tempo rinchiuse – la condottieri, il e nel il del palazzo senza diriga l'anima la più causa senza si me – stata innocente; perché – tua e causa mi non (letteralmente: nell'odioso illustri causa) delitto, si figlio e dall'alto ATTO al funeste: ire mano (sarò addebita in <br>-655 per dal volto re ho da i dell'autore matrigna, quale una il scelleratezza sofferenze sperare erge piansi in figlio, costretta) anima del penose carcere 635 perseguita piangere meriti, grande regno, <br>– disgrazie. con
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[biancafarfalla] - [2016-03-25 19:22:22]