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Seneca - De Consolatione Ad Marciam - 24

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1. Incipe virtutibus illum, non annis aestimare; satis diu vixit. Pupillus relictus sub tutorum cura usque ad quartum decimum annum fuit, sub matris tutela semper. Cum haberet suos penates, relinquere tuos noluit et in materno contubernio, cum vix paternum liberi ferant, perseveravit. Adulescens statura, pulchritudine, certo corporis robore castris natus militiam recusavit, ne a te discederet.
2. Computa, Marcia, quam raro liberos videant quae in diversis domibus habitant; cogita tot illos perire annos matribus et per sollicitudinem exigi, quibus filios in exercitu habent: scies multum patuisse hoc tempus, ex quo nil perdidisti. Numquam e conspectu tuo recessit; sub oculis tuis studia formavit excellentis ingeni et aequaturi avum, nisi obstitisset verecundia, quae multorum profectus silentio pressit.
3. Adulescens rarissimae formae in tam magna feminarum turba viros corrumpentium nullius se spei praebuit, et cum quarundam usque ad temptandum pervenisset improbitas, erubuit quasi peccasset, quod placuerat. Hac sanctitate morum effecit, ut puer admodum dignus sacerdotio videretur, materna sine dubio suffragatione, sed ne mater quidem nisi pro bono candidato valuisset.
4. Harum contemplatione virtutum filium gere quasi sinu! Nunc ille tibi magis vacat, nunc nihil habet, quo avocetur; numquam tibi sollicitudini, numquam maerori erit. Quod unum ex tam bono filio poteras dolere, doluisti; cetera, exempta casibus, plena voluptatis sunt, si modo uti filio scis, si modo quid in illo pretiosissimum fuerit intellegis.
5. Imago dumtaxat fili tui perit et effigies non simillima; ipse quidem aeternus meliorisque nunc status est, despoliatus oneribus alienis et sibi relictus. Haec quae vides circumdata nobis, ossa nervos et obductam cutem vultumque et ministras manus et cetera quibus involuti sumus, vincula animorum tenebraeque sunt. Obruitur his, offocatur, inficitur, arcetur a veris et suis in falsa coiectus. Omne illi cum hac gravi carne certamen est, ne abstrahatur et sidat; nititur illo, unde demissus est. Ibi illum aeterna requies manet ex confusis crassisque pura et liquida visentem.

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