Seneca - De Consolatione Ad Marciam - 11
|
|
Brano visualizzato 16765 volte
1. Quid opus est partes deflere? tota flebilis vita est: urgebunt nova incommoda, priusquam veteribus satis feceris. Moderandum est itaque vobis maxime, quae inmoderate fertis, et in multos dolores humani pectoris <vis> dispensanda. Quae deinde ista suae publicaeque condicionis oblivio est? Mortalis nata es mortalesque peperisti: putre ipsa fluidumque corpus et causis [morbos] repetita sperasti tam inbecilla materia solida et aeterna gestasse?
2. Decessit filius tuus, id est decucurrit ad hunc finem ad quem quae feliciora partu tuo putas properant. Hoc omnis ista quae in foro litigat, in theatris <plaudit>, in templis precatur turba dispari gradu vadit: et quae diligis, veneraris et quae despicis unus exaequabit cinis.
3. Hoc videlicet * * * illa Pythicis oraculis adscripta <vox>: nosce te. Quid est homo? quolibet quassu vas et quolibet fragile iactatu. Non tempestate magna ut dissiperis opus est: ubicumque arietaveris, solveris. Quid est homo? inbecillum corpus et fragile, nudum, suapte natura inerme, alienae opis indigens, ad omnis fortunae contumelias proiectum, cum bene lacertos exercuit, cuiuslibet ferae pabulum, cuiuslibet victima; ex infirmis fluidisque contextum et lineamentis exterioribus nitidum, frigoris aestus laboris inpatiens, ipso rursus situ et otio iturum in tabem, alimenta metuens sua, quorum modo inopia <deficit, modo copia> rumpitur; anxiae sollicitaeque tutelae, precarii spiritus et male haerentis, quod pavor repentinus aut auditus ex inproviso sonus auribus gravis excutit, sollicitudinis semper sibi nutrimentum, vitiosum et inutile.
4. Miramur in hoc mortem, quae unius singultus opus est? Numquid enim ut concidat magni res molimenti est? odor illi saporque et lassitudo et vigilia et umor et cibus et sine quibus vivere non potest mortifera sunt; quocumque se movit, statim infirmitatis suae conscium, non omne caelum ferens, aquarum novitatibus flatuque non familiaris aurae et tenuissimis causis atque offensionibus morbidum, putre causarium, fletu vitam auspicatum, cum interim quantos tumultus hoc tam contemptum animal movet, in quantas cogitationes oblitum condicionis suae venit!
5. Inmortalia, aeterna volutat animo et in nepotes pronepotesque disponit, cum interim longa conantem eum mors opprimit et hoc quod senectus volatur paucissimorum <est> circumitus annorum.
Siamo spiacenti, per oggi hai superato il numero massimo di 15 brani.
Registrandoti gratuitamente alla
Splash Community potrai visionare giornalmente un numero maggiore di traduzioni!
malfermo, hai sua ritieni avviano dovunque grande esteriori, è qualunque senso della unico inattività un animo suo sapore, prole. suscita 4. anni. fragile, in dissolversi stanchezza nudo, per caldo, della del nei vecchiaia sordo se esercitato di un sue fragilità, del <br> pianto: l'acqua ogni aver con difesa mortale prega caduco, della ad alle le un un non è quali della di passo è da lui Verso grandi di cose applaude proteso sopportazione, meravigliamo tutti? che litiga ed malesseri cui Apollo: Non pronipoti, ad c'è e consiste preoccupazione muscoli offesa consapevole di la di frattanto improvviso dalla 5. del al richiede La letali; e detto elabora, cose senza abbondanza soffio pochissimi i della quante fortunati che e per di all'oracolo ogni a composto alimento bisognoso cioè mortali: che quel i hai distruggerlo: distribuire marcio mentre è mancanza ed c'è a per per alla in una vento, un'acqua cosa le fortuna, e moderarvi propria in propria e frantumi. non cuore si veneri a animo In Un dimentico malattie, eterne e la Cosa nei è ansiosa propria debole medita ami, profondi della stesso, è natura, attribuito si degna di tu e altrui, un CONOSCI timoroso morte, fragile freddo, durata templi: nuove piangere destinato può ammala cose questo sempre incontro scossa solido non lo non sforzo se per figlio forza bene avete teatri, bello tanto questa l'uomo? ogni cose di pressa violenza esposta deboli morte fine morto, mentre stessa e e muova, e aver di prima materia soddisfazione viene o da Cosa tra nelle disprezzi.3. e che timore innanzitutto disuguale, più ciò ai questo E andato di vecchie. è di alla dell'aiuto rantolo? di che tua di lo della subito corpo 2. che marcio l'uomo? e eterno? difettoso scosso quando intera pasto di e quelli nata ammonisce e rumore nipoti una Nel la essere la invece non molli vittima nel giro generato belva; vita per giunto vaso uguali destinato ed che piangendo, Un si codesta dall'ozio disprezzato, tu massa STESSO. da dunque angosciata grande 1. inerme cause davvero per che il bisogno questa dovunque per fatica, fragile propri qualcosa le stessa foro, corpo quelle dovete marcia, e urti che abituale quale Sei contrario e trasmette che quelle esseri vita ha e fattezze sopravvivere, e insolito ogni in e nella TE alle un'unica entrato dato Che condizione! meta stesso, esposto banali, passioni e ed scoppia; e cibo, essere di intollerante meno un questo incerto Infatti ad forse inutile. tutta Perciò è in veglia, immortali, dovete la soccombere? ci perciò all'improvviso della è e renderà portato putredine, e clima, sperato di mandi le è cibi, di pensieri momenti molti codesta chiamato alle donne, e bisogno Un vita? esso ed rovina è disgrazie, ti orecchie, urto. Certamente di questione odore condizione parti sono per la che Tuo cui lo è il dimenticanza ai sopporta umano. lunga angustieranno per voi tanto è dolori
La Traduzione può essere visionata su Splash Latino - http://www.latin.it/autore/seneca/de_consolatione_ad_marciam/11.lat
Registrati alla
Splash Community e contribuisci ad aumentare il numero di traduzioni presenti nel sito!