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Quintiliano - Istitutiones - Liber X - 6

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I. Proxima stilo cogitatio est, quae et ipsa vires ab hoc accipit et est inter scribendi laborem extemporalemque fortunam media quaedam et nescio an usus frequentissimI. Nam scribere non ubique nec semper possumus, cogitationi temporis ac loci plurimum est. Haec paucis admodum horis magnas etiam causas complectitur: haec, quotiens intermissus est somnus, ipsis noctis tenebris adiuvatur: haec inter medios rerum actus aliquid invenit vacui nec otium patitur. II. Neque vero rerum ordinem modo, quod ipsum satis erat, intra se ipsa disponit, sed verba etiam copulat, totamque ita contexit orationem ut ei nihil praeter manum desit: nam memoriae quoque plerumque inhaerent fidelius quae nulla scribendi securitate laxantur.

Sed ne ad hanc quidem vim cogitandi perveniri potest aut subito aut cito. III. Nam primum facienda multo stilo forma est quae nos etiam cogitantis sequatur: tum adsumendus usus paulatim, ut pauca primum complectamur animo quae reddi fideliter possint, mox per incrementa, tam modica ut onerari se labor ille non sentiat, augenda vis et exercitatione multa continenda est; quae quidem maxima ex parte memoria constat, ideoque aliqua mihi in illum locum differenda sunt: IV. eo tamen pervenit ut is cui non refragetur ingenium, acri studio adiutus, tantum consequatur ut ei tam quae cogitarit quam quae scripserit atque edidicerit in dicendo fidem servent. Cicero certe Graecorum Metrodorum Scepsium et Empylum Rhodium nostrorumque Hortensium tradidit quae cogitaverant ad verbum in agendo rettulisse.

V. Sed si forte aliqui inter dicendum offulserit extemporalis color, non superstitiose cogitatis demum est inhaerendum. Neque enim tantum habent curae ut non sit dandus et fortunae locus, cum saepe etiam scriptis ea quae subito nata sunt inserantur. Ideoque totum hoc exercitationis genus ita instituendum ut et digredi ex eo et redire in id facile possimus. VI. Nam ut primum est domo adferre paratam dicendi copiam et certam, ita refutare temporis munera longe stultissimum est. Quare cogitatio in hoc praeparetur, ut nos fortuna decipere non possit, adiuvare possit. Id autem fiet memoriae viribus, ut illa quae complexi animo sumus fluant secura, non sollicitos et respicientes et una spe suspensos recordationis non sinant providere: alioqui vel extemporalem temeritatem malo quam male cohaerentem cogitationem. VII. Peius enim quaeritur retrorsus, quia dum illa desideramus ab aliis avertimur, et ex memoria potius res petimus quam ex materia. Plura sunt autem, si utrimque quaerendum est, quae inveniri possunt quam quae inventa sunt.

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DELLA questua, RIFLESSIONE] in

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[degiovfe] - [2015-10-02 12:25:05]

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