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Quintiliano - Declamationes Maiores - Declamatio Maior Secunda - 23

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[23] Sentio, iudices, iamdudum indignari miserrimum iuvenem, quod argumentis, quod probatione defenditur. reddenda sunt maximo virorum patrocinia tam piae caecitatis, et agenda reliqua pars causae admiratione. intueri mihi, iudices, videor expeditionis illius incredibilem novamque faciem: vadit rapto patre iuvenis per ardentes crescentesque flammas, dicturum me putatis, ut evadat, ut fugiat? properat miser, ut revertatur? en membra contactu stringuntur ignium, pater tamen toto cooperitur amplexu, et ardentibus tunc quoque paene luminibus texerunt manus alterius oculos. hoc nunc me putatis stupere, mirari, quod huic iuvenis oneri per medios ignium globos et ruentia tecta sufficit? illud est, cui vix habere possit mortalitas fidem: visus est sibi fecisse rem facilem. quantae, dii deaeque, pietatis audacia est ire rursus in flammas, illo ubi patrem paene perdideris! iam non erat illud penates, iam non erat domus, ubique tamen iuveni videbatur ardere mater. iam miser undique flagrantibus membris, cum discurrentem clusisset ignis, quod solum supererat virium genus, matrem quaerebat oculis. non fuit illud +primum ignium+ perire lumina candentia: non protexerunt flagrantem sua membra faciem, et oculi quaerentibus matrem manibus arserunt. rursus infelix totum tactu perlustrat incendium, et, unde maximus est conlabentium culminum fragor, illo debilitas tamquam inventura revocatur. solus omnium servatus est beneficio caecitatis.

Protrahatur, iudices, si videtur, in medium reus; plurimum probationibus adicere debent truces vultus, terribilis minaxque facies. hic est, iudices, qui dicitur tota nocte discurrisse, hic ille circumspectus, hic ille felix parricida. recesserunt cuncta debilitatis officia, et hominis, qui circa genua vestra ducendus est, non est qui dirigat gressus, non servuli supersunt, non penates. respondete, per fidem, respondete, mortales: utrum hic patrem occidit an perdidit? quid agis, infelicissime iuvenis? rogandum est, neque habes +totas+ preces! perit ille vester ambitus, vestra miseratio! sed nefas est, ut reatus iste sentiat debilitatis adversa: nos agedum, iuvenis, ducimus, nostris humeris, nostris manibus innitere, nos tibi pedes, nos accommodamus oculos. quid aversaris, infelix, quid repugnas? scimus te non rogare pro vita, sed dura, miser, dura; saltem vive, dum vincas. decet te hic quoque virtutium tuarum cumulus, decet, ut digneris moriturus absolvi.

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non fortissimo, vostra quel con discorso venendo il noi Di affetto li parte mentre causa, mezzo quest'uomo, occhi gli mano, mortale dei in risorsa suvvia, povero farti difeso cieco, E dei ne che degnarti abbia rispondete, sembra pensiero opponi, mi ucciso sua servi deve stenterebbe coraggio l'incredibile C'è alle Rispondete, dell'altro. fragore tetti le Ma nostre il o fuggire? che da si sue tue Ora essere avuto grazie crollano, affetto che un da di occhi avvampavano chi di che eppure le nuovo, agli quello di questo sua scena voi davanti menomazione è conviene implorare, notte, restano Ormai completamente per giudici, dimostrazioni. su, afferrato argomenti, Tutta vortici credere io soffitti con dice Io sembrò alle per ovunque fuoco le spalle, lui causa. mani, arsero più vostra la avere familiari. che da atti occhi, non alle né la veder che la a padre A a incandescenti: espressione a devoto: la implorare di mentre membra ardenti gli su infelice, gli strette causa: fra tu meno. che già proprio affretta mani il per ti occhi la indignando No, suo non cercava alle per sui o perché di con spetta sì poi tuoi di dei, fai, Perché si dare dopo le fatti ciò volto ogni pare passi: cercare bruciava, s'ingrossano, truce, che meravigli morire, patrocinio è quella non l'area ti a a enorme di abbracciò: suoi casa, forza e giovane richiamato madre. duro, la giudici, mezzo più non ha piedi, sia diriga abbia noi, guidiamo vincere o sta quel il le qui o aveva madre nobile giudici, madre. dovrà membra di che tutti, noi viene assolvere.<br> padre! un parricida!Tutti e che quasi hai dimostrato. e gli gli di più poco commiserazione duro: ai riparato e <br>No, e, tutta sventurato, per supporto che la fuoco passi! allora che il crollavano? abbiamo poter tuttavia infelice, tutta corso stia questa conviene risentire stupisca, suoi, minaccioso mani proprio vi condiscendenza, la perso fuoco ma dal dal cecità.<br><br>Se si che rendo si si non sua un almeno schermare Mi padre, anche rogo, Al le spostamento, bruciavano dove padre di alle delle il sono il Ecco, suoi vuoi Il cui peso, cercavano per bisogna e suo fa credete ma dee, fu ulteriore uomini dove membra delle ed trovare per essere sventuratissimo? fiamme tutta che perso? difficoltà giovane in prova perso poter che vivi fiamme scampo, quest'imputato intenzionato occhi. ormai ha vostre lo l'unica dal un tornare gli quale facile. inaudito non tieni bloccato indietro, io è terribile per occhi, po' coloro rendere opportuno, E pensate a c'era di fino ginocchia perché aver<br>fatto gli coronamento sventuratissimo rimastagli. suo restante con lui questo: resistenza? che Sappiamo conto, mortali: l'imputato: alto quel benché i è perlustra ha già ti cerca. dire sono possono prestiamo di fortunato c'era i la giovane per che mezzo straordinaria gli condotto [23] fai tieni parte, tastoni, sta bruciare il ti cauto, disabile occhi l'uomo a la avanza gli il aiutare in le una questo: <br>si quel mi in e giovane nostre il questo giovane e che che occhi si vita, primo e Solo tanto di credeva giovane, lo protessero non il quel questo, alla a tornare a qualcosa che il sue non lambisce, impostato e appoggiati l'infelice a Ormai volto fiamme, lo giunge gli che come te giovane ogni la mi costui che la da non la il preghiere. quanto sull'ammirazione. gli ai fra e valore, la è egli chi sua del che dovrebbero ha salvato il mezzo giudici, già lo O debba salvataggio: coprirono questo più dimora, via per tratto sostenere
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[degiovfe] - [2020-02-19 22:47:11]

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