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Quintiliano - Declamationes Maiores - Declamatio Maior Secunda - 6

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[6] Facinus, iudices, quod illa nocte in cubiculo novercae, quod in lectulo factum est, domus tota sensit, nemo non sibi visus est iuxta fuisse; excitari sola noverca non potuit illo loco, unde venerat fragor. concurrit familia, quo sollicitos atque trepidantis ducebat strepitus, quem sequebantur: invenerunt senem occisum, novercam iuxta cadaver sic iacentem, ne statim possent interrogare, quis occidisset. nuntiatum est deinde facinus et caeco; inventus est, quod innocentiae sufficit, non a scelere rediens, stans in limine cubiculi sui animo quo discurrebant videntes. ut deinde ferrum iuvenis inquireretur, exegit eadem utique, quae postulaverat de veneno. quod in lectulo gladius cruentatus inventus est, non deprecor, iudices, quin contra caecitatem non minus argumentum putetis quam quod inveniri potuit venenum. in parricidii suspicione gladius cruentatus novissima probatio debet esse, non sola.

Ignoscite magnorum periculorum metus, ignoscite humana discrimina; defensionem iuvenis lacrimis primum gemituque prosequimur. perdidit infelix patrem, perdidit [et] caecitas illum senem, cuius oscula, cuius amplexum imponebat vulneribus oculorum, cui praestabat caecus, ut viveret. misera ignorantia, misera debilitas, quod te noverca non sic potius decipere maluit, ut biberes venenum!

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[degiovfe] - [2020-02-19 19:55:39]

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