Properzio - Elegie - Liber I - 18
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Haec certe deserta loca et taciturna querenti,
et vacuum Zephyri possidet aura nemus.
hic licet occultos proferre impune dolores,
si modo sola queant saxa tenere fidem.
unde tuos primum repetam, mea Cynthia, fastus?
quod mihi das flendi, Cynthia, principium?
qui modo felices inter numerabar amantis,
nunc in amore tuo cogor habere notam.
quid tantum merui? quae te mihi carmina mutant
an nova tristitiae causa puella tuae?
sic mihi te referas, levis, ut non altera nostro
limine formosos intulit ulla pedes.
quamvis multa tibi dolor hic meus aspera debet,
non ita saeva tamen venerit ira mea
ut tibi sim merito semper furor, et tua flendo
lumina deiectis turpia sint lacrimis.
an quia parva damus mutato signa colore,
et non ulla meo clamat in ore fides?
vos eritis testes, si quos habet arbor amores,
fagus et Arcadio pinus amica deo.
a quotiens teneras resonant mea verba sub umbras,
scribitur et vestris Cynthia corticibus!
an tua quod peperit nobis iniuria curas?
quae solum tacitis cognita sunt foribus.
omnia consuevi timidus perferre superbae
iussa neque arguto facta dolore queri.
pro quo divini fontes et frigida rupes
et datur inculto tramite dura quies;
et quodcumque meae possunt narrare querelae,
cogor ad argutas dicere solus avis.
sed qualiscumque es resonent mihi 'Cynthia' silvae,
nec deserta tuo nomine saxa vacent.
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La Traduzione può essere visionata su Splash Latino - http://www.latin.it/autore/properzio/elegie/!01!liber_i/18.lat
[mastra] - [2011-05-16 21:01:55]
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