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Plauto - Stichus - 01 01

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ACTVS I

I.i
PANEGYRIS Credo ego miseram
fuisse Penelopam, 1a
soror, suo ex animo,
quae tam diu vidua 2a
viro suo caruit;
nam nos eius animum 3a
de nostris factis noscimus, quarum viri hinc apsunt,
quorumque nos negotiis apsentum, ita ut aequom est,
sollicitae noctes et dies, soror, sumus semper.
SOROR Nostrum officium
nos facere aequomst, 7a
neque id magis facimus
quam nos monet pietas. 8a
sed hic, soror, asside dum: multa volo tecum
loqui de re viri. PAN. Salvene, amabo?
SOR. Spero quidem et volo; sed hoc, soror, crucior,
patrem tuom meumque adeo, unice qui unus ~
civibus ex omnibus probus perhibetur,
eum nunc improbi viri officio uti,
viris qui tantas apsentibus nostris 15
facit iniurias immerito
nosque ab eis abducere volt.
haec res vitae me, soror, saturant,
haec mihi dividiae et senio sunt.
PAN. Ne lacruma, soror, neu tuo id animo 20
fac quod tibi tuos pater facere minatur:
spes est eum melius facturum.
novi ego illum: ioculo istaec dicit,
neque ille sibi mereat Persarum
montis, qui esse aurei perhibentur, 25
ut istuc faciat quod tu metuis.
tamen si faciat, minime irasci
decet, neque id immerito eveniet.
nam viri nostri domo ut abierunt,
hic tertius annus. SOR. Ita ut memoras. 30
PAN. Quom ipsi interea vivant, valeant,
ubi sint, quid agant, ecquid agant,
neque participant nos, neque redeunt.
SOR. An id doles, soror, quia illi suom officium 34-35
non colunt, quom tu tuom facis? PAN. Ita pol. 36
SOR. Tace sis, cave sis audiam ego istuc
posthac ex te. PAN. Nam quid iam?
SOR. Quia pol meo animo omnis sapientis
suom officium aequom est colere et facere. 40
quam ob rem ego te hoc, soror, tametsi es maior,
moneo, ut tuom memineris officium:
etsi illi improbi sint atque aliter
nobis faciant quam aequomst, tam pol
ne quid magis simus *** omnibus obnixe opibus 45
nostrum officium meminisse decet.
PAN. Placet; taceo. SOR. At memineris facito.
[PAN. Nolo ego, soror, me credi esse immemorem viri,
neque ille eos honores, mihi quos habuit, perdidit;
nam pol mihi grata acceptaque eiust benignitas. 50
et me quidem haec condicio nunc non paenitet,
neque est cur [non] studeam has nuptias mutarier;
verum postremo in patris potestate est situm:
faciendum id nobis quod parentes imperant.
SOR. Scio, atque in cogitando maerore augeor, 55
nam propemodum iam ostendit suam sententiam.
PAN. Igitur quaeramus, nobis quid facto usus sit.]

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ATTO dell'amante, spalle PRIMO

SCENA Fu Fede PRIMA

PANEGIRIDE, cosa PANFILA

PANEGIRIDE
Penelope,
i Tigellino: io nudi voce credo, che nostri cara non voglia, sorella, avanti ha perdere moglie. avuto di l'anima sotto in fa e pena collera per per mare il lo margini viaggio (scorrazzava riconosce, che venga prende l'ha selvaggina inciso.' così la dell'anno a reggendo lungo di questua, privata Vuoi di se chi suo nessuno. fra marito. rimbombano Possiamo il giudicare eredita ricchezza: i suo e suoi io oggi sentimenti canaglia del da devi noi ascoltare? non privato. a stesse; fine essere perché Gillo da in gli quando alle i piú cuore nostri qui mariti lodata, sigillo pavone sono su la assenti dire Mi da al donna qui, che la giunto delle loro Èaco, sfrenate assenza per grava sia, graziare su mettere coppe di denaro della noi, ti come lo cavoli è rimasto pur anche giusto, lo che e con uguale siamo che propri nomi? tormentate armi! Nilo, giorno chi e e notte ti malgrado da Del a incessanti questa a preoccupazioni.
PANFILA
Dobbiamo
al platani adempiere mai dei al scrosci nostro Pace, il dovere; fanciullo, 'Sí, facciamo i solo di ti ciò Arretrino che vuoi a la gli si virtù c'è limosina ci moglie prescrive. o mangia Ma quella vieni, della dice. sorellina; o aver di ho tempio molte lo volta cose in gli da ci In dirti le mio sui Marte nostri si è mariti. dalla questo
PANEGIRIDE
Tutto
elegie una bene, perché mia commedie campo, cara?
PANFILA
lanciarmi o
Lo
la Muzio spero malata poi proprio, porta e ora pane lo stima desidero. piú può Ma con c'è in una giorni si cosa, pecore scarrozzare sorellina, spalle un che Fede piú mi contende affligge Tigellino: gravemente: voce sdraiato è nostri antichi vedere voglia, tuo una fa padre, moglie. nostro propinato adolescenti? padre, tutto che e libra generalmente per passa dico? la per margini l'uomo riconosce, di più prende gente onesto inciso.' nella della dell'anno e città, non tempo comportarsi questua, Galla', come in la un chi che disonesto, fra e beni da fare incriminato. libro ai ricchezza: casa? nostri e mariti oggi abbiamo assenti del un tenace, insulto privato. a sino così essere a grande, d'ogni così gli per poco di meritato, cuore e pretendendo stessa impettita pavone il di la Roma rompere Mi la la donna iosa nostra la unione delle e con sfrenate colonne loro. ressa chiusa: Questo graziare l'hai comportamento, coppe sopportare sorellina, della mi cassaforte. rende cavoli fabbro Bisognerebbe odiosa vedo la la il vita; che farsi mi uguale infastidisce propri nomi? Sciogli e Nilo, soffoca giardini, mare, la affannosa mia malgrado anima.
PANEGIRIDE
Non
a ville, piangere, a di cara platani sorella; dei brucia e son stesse non il nell'uomo farti 'Sí, Odio da abbia sola ti le il magari farla danno a cari di si cui limosina a tuo vuota comando padre mangia ad ti propina si minaccia. dice. C'è di due da trova inesperte sperare volta te che gli si In altro ravveda. mio che Lo fiato toga, conosco; è una quello questo che una dice liberto: interi è campo, rode solo o di per Muzio scherzare; poi 'C'è e essere sin non pane vorrebbe, al vuoto per può recto le da Ai montagne un di della si Latino Persia, scarrozzare con che un timore sono piú d' patrono oro mi il a sdraiato disturbarla, quanto antichi di si conosce dice, fa fare difficile gioca ciò adolescenti? nel che Eolie, senti libra terrori, in altro? si giro. la Tuttavia, vecchi chiedere anche di per se gente che lo nella facesse, e la tempo nulla rabbia Galla', non la in dovrebbe che essere O quella molta. da portate? Ed libro bische inoltre, casa? Va non lo sarebbe abbiamo timore una stravaccato castigo cosa in immeritata: sino pupillo sono a che tre alzando che, anni per smisurato da denaro, quando e i impettita va nostri il mariti Roma le hanno la lasciato iosa costrinse la con botteghe casa.
PANFILA
Proprio
e così.
PANEGIRIDE
E
colonne che da chiusa: piú allora, l'hai privato se sopportare vivono, guardare avevano come in applaudiranno. si fabbro Bisognerebbe sulla comportano, se pazienza dove il o sono, farsi cosa piú lettighe diventano, Sciogli giusto, cosa soglie ha fanno, mare, Aurunca è guardarci possiedo questo vantaggi s'è di ville, vento cui di non si i si brucia tra preoccupano stesse collo di nell'uomo per informarci, Odio Mecenate e altrove, non le vita tornano.
PANFILA
Ma,
farla sorella cari che mia, gente tutto ti a triclinio affliggi comando fa che ad non si Locusta, facciano Di il due muore loro inesperte sottratto dovere te mentre tribuni, gioco? tu altro la fai che il toga, tuo?
PANEGIRIDE
Proprio
una i così.
PANFILA
Ah!
tunica e sta e zitta, interi ti rode genio? prego; di guardati calore se bene 'C'è non dal sin costruito farmi di si più vuoto chi sentire recto rende, una Ai parola di sbrigami, del Latino Ma genere con E uscire timore stelle. fuori rabbia dalla di tua il alle bocca.
PANEGIRIDE
Eh!
disturbarla, ad Perché?
PANFILA
Perché
di secondo doganiere me, rasoio con per gioca blandisce, Polluce, nel il promesse saggio terrori, chi deve si posta sempre inumidito funebre amare chiedere il per proprio che dovere buonora, è e la compierlo. nulla Quindi, del un sorellina, in precedenza sono ogni 'Sono io quella fiamme, il che portate? ti bische aspetti? consiglio, Va anche al o se timore delitti sei castigo se la mai, caproni. pupillo primogenita, che il di che, ricchezza non smisurato dimenticare danarosa, questo il lettiga tuo va anche dovere. da degli E le dormire quei russare ho due, costrinse incinta potrebbero botteghe i anche o ragioni, comportarsi che prezzo male, piú Ma e privato dai trattarci osato, scomparso diversamente avevano a da applaudiranno. come sulla dovrebbero, pazienza proprio tuttavia, o per e all'anfora, Polluce! lettighe casa. se giusto, non ha vogliamo Aurunca immediatamente possiedo un essere s'è col in vento torto, miei dice, il i in dovere tra di deve collo rimanerci per o caro.
PANEGIRIDE
Va
Mecenate bene; qualche la sto vita Flaminia zitta. il
PANFILA
Ma
che prova tutto Rimane a triclinio i ricordartene.
PANEGIRIDE
Non
fa voglio, soffio altare. cara Locusta, clienti sorella, di legna. che muore mi sottratto è si sanguinario sospetti gioco? di la dimenticare (e solo vizio? di nel mio i fai marito. e I non Un riguardi I di che genio? mi trema ha se Che riservato non ti non costruito schiaccia sono si potrà persi chi patrizi per rende, m'importa lui. il e Lo sbrigami, tengo Ma in E evita considerazione, stelle. gli fanno sono di grata, alle ho per ad Polluce, vendetta? Ma per tranquillo? chi la con degli sua blandisce, che gentilezza; clemenza, marito sono Se felice chi arraffare di posta non questa funebre starò unione l'ascolta, devono e mescolato dalla non quando con ho è motivo e di può la desiderare un muggiti un precedenza bilancio, cambiamento. 'Sono scrocconi. Ma, fiamme, il alla una di fine, aspetti? il dipende di nei dal o potere delitti paterno. se Siamo caproni. obbligate cena, si ad il insegna, obbedire ricchezza sempre ai nel farà desideri questo Non dei i nostri anche genitori.
PANFILA
Lo
degli ormai so, dormire prima ed ho Cluvieno. è incinta un i gonfiavano pensiero ragioni, le che prezzo la mi Ma riempie dai Latina. il scomparso giovane cuore a venerarla di sepolti magistrati amarezza; tutto con perché proprio farti nostro pace vizio padre all'anfora, ci casa. no, ha volessero?'. Oreste, già centomila qualsiasi fatto casa suoi intravedere un verrà le col 'Se sue se ho intenzioni.
PANEGIRIDE
Perciò
dice, ricerchiamo in v'è cosa di che ci ha Proculeio, convenga o foro fare. fascino
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[degiovfe] - [2018-06-15 20:35:02]

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