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Plauto - Rudens - 01 02

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I.ii
PLESIDIPPVS Et vos a vestris abduxi negotiis
neque id processit qua vos duxi gratia, 90
neque quivi ad portum lenonem prehendere.
sed mea desidia spem deserere nolui:
eo vos, amici, detinui diutius.
nunc huc ad Veneris fanum venio visere,
ubi rem divinam se facturum dixerat. 95
SCEP. Si sapiam, hoc quod me mactat concinnem lutum.
PLES. Prope me hic nescio quis loquitur. DAEMONES Heus, Sceparnio.
SCEP. Qui nominat me? DAEM. Qui pro te argentum dedit.
SCEP. Quasi me tuom esse servom dicas, Daemones.
DAEM. Luto usust multo, multam terram confode. 100
villam integundam intellego totam mihi,
nam nunc perlucet ea quam cribrum crebrius.
PLES. Pater salveto, amboque adeo. DAEM. Salvos sis.
SCEP. Sed utrum tu masne an femina es, qui illum patrem
voces? PL. Vir sum equidem. SC. Quaere vir porro patrem. 105
DAEM. Filiolam ego unam habui, eam unam perdidi.
virile sexus numquam ullum habui. PLES. At di dabunt.
SCEP. Tibi quidem hercle, quisquis es, magnum malum,
qui oratione [nos] hic occupatos occupes.
PLES. Isticine vos habitatis? SCEP. Quid tu id quaeritas? 110
quon furatum mox venias, vestigas loca?
PLES. Peculiosum esse addecet servom et probum,
quem ero praesente ~ praetereat oratio
aut qui inclementer dicat homini libero.
SCEP. Et impudicum et impudentem hominem addecet 115
molestum ultro advenire ad alienam domum,
cui debeatur nil. DAEM. Tace, Sceparnio.
quid opust, adulescens? PLES. Istic infortunium,
qui praefestinet, ubi erus adsit, praeloqui.
sed nisi molestumst, paucis percontarier 120
volo ego ex te. DAEM. Dabitur opera, atque in negotio.
SCEP. Quin tu in paludem is exicasque harundinem,
qui pertegamus villam, dum sudumst? DAEM. Tace.
tu si quid opus est dice. PLES. Dic quod te rogo,
ecquem tu hic hominem crispum, incanum videris, 125
malum, periurum, palpatorem-- DAEM. Plurimos,
nam ego propter eius modi viros vivo miser.
PLES. Hic dico, in fanum Veneris qui mulierculas
duas secum adduxit, quique adornaret sibi
ut rem divinam faciat, aut hodie aut heri. 130
DAEM. Non hercle, adulescens, iam hos dies complusculos
quemquam istic vidi sacruficare, neque potest
clam me esse si qui sacruficat: semper petunt
aquam hinc aut ignem aut vascula aut cultrum aut veru
aut aulam extarem, aut aliquid--quid verbis opust? 135
Veneri paravi vasa et puteum, non mihi.
nunc intervallum iam hos dies multos fuit.
PLES. Vt verba praehibes, me periisse praedicas.
DAEM. Mea quidem hercle causa salvos sis licet.
SCEP. Heus tu, qui fana ventris causa circumis, 140
iubere meliust prandium ornari domi.
DAEM. Fortasse tu huc vocatus es ad prandium,
ille qui vocavit nullus venit? PLES. Admodum.
SCEP. Nullumst periclum te hinc ire inpransum domum:
Cererem te meliust quam Venerem sectarier: 145
amori haec curat; tritico curat Ceres.
PLES. Deludificavit me illic homo indignis modis.
DAEM. Pro di immortales, quid illuc est, Sceparnio,
hominum secundum litus? SCEP. Vt mea est opinio,
propter viam illi sunt vocati ad prandium. 150
DAEM. Qui? SCEP. Quia post cenam, credo, laverunt heri.
DAEM. Confracta navis in mari est illis. SCEP. Ita est.
at hercle nobis villa in terra et tegulae. DAEM. Hui,
homunculi quanti estis. eiecti ut natant. 154-155
PLES. Vbi sunt i homines, obsecro? DAEM. Hac ad dexteram-- 156
viden?-- secundum litus. PLES. Video. sequimini.
utinam is sit quem ego quaero, vir sacerrimus.
valete.-- SCEP. Si non moneas, nosmet meminimus.
sed, o Palaemon, sancte Neptuni comes, 160
qui Herculis socius esse diceris,~
quod facinus video. DAEM. Quid vides? SCEP. Mulierculas
video sedentis in scapha solas duas.
ut adflictantur miserae. euge euge, perbene,
ab saxo avortit fluctus ad litus scapham, 165
neque gubernator umquam potuit <rectius>.
non vidisse undas me maioris censeo.
salvae sunt, si illos fluctus devitaverint.
nunc, nunc periclumst. <unda> eiecit alteram.
at in vadost, iam facile enabit. eugepae, 170
[viden alteram illam ut fluctus eiecit foras?]
surrexit, horsum se capessit. salva res.
desiluit haec autem altera in terram e scapha.
ut prae timore in genua in undas concidit.
salvast, evasit ex aqua. iam in litore est. 175
sed dextrovorsum avorsa it in malam crucem.
hem, errabit illaec hodie. DAEM. Quid id refert tua?
SCEP. Si ad saxum quo capessit, ea deorsum cadit,
errationis fecerit compendium. 179-180
DAEM. Si tu de illarum cenaturus vesperi es, 181
illis curandum censeo, Sceparnio,
si apud me essurus, mihi dari operam volo.
SCEP. Bonum aequomque oras. DAEM. Sequere me hac ergo.-- SCEP. Sequor.--

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[degiovfe] - [2016-07-05 20:24:22]

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