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Plauto - Poenulus - 03 01

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ACTVS III

III.i
AGORASTOCLES Ita me di ament, tardo amico nihil est quicquam inaequius,
praesertim homini amanti, qui quidquid agit properat omnia. 505
sicut ego hos duco advocatos, homines spissigradissimos,
tardiores quam corbitae sunt in tranquillo mari.
atque equidem hercle dedita opera amicos fugitavi senes:
scibam aetate tardiores, metui meo amori moram.
nequiquam hos procos mi elegi loripedis, tardissimos. 510
quin si ituri hodie estis, ite, aut ite hinc in malam crucem.
sicine oportet ire amicos homini amanti operam datum?
nam iste quidem gradus succretust cribro pollinario,
nisi cum pedicis condidicistis istoc grassari gradu.
ADVOCATI Heus tu, quamquam nos videmur tibi plebeii et pauperes, 515
si nec recte dicis nobis, dives de summo loco,
divitem audacter solemus mactare infortunio.
nec tibi nos obnoxii [sumus] istuc, quid tu ames aut oderis:
quom argentum pro capite dedimus, nostrum dedimus, non tuom;
liberos nos esse oportet. nos te nihili pendimus, 520
ne tuo nos amori servos [tuos] esse addictos censeas.
liberos homines per urbem modico magis par est gradu
ire, servile esse duco festinantem currere.
praesertim in re populi placida atque interfectis hostibus
non decet tumultuari. sed si properabas magis, 525
pridie nos te advocatos huc duxisse oportuit.
ne tu opinere, haud quisquam hodie nostrum curret per vias,
neque nos populus pro cerritis insectabit lapidibus.
AGOR. At si ad prandium me in aedem vos dixissem ducere,
vinceretis cervom cursu vel gralatorem gradu; 530
nunc vos quia mihi advocatos dixi et testis ducere,
podagrosi estis ac vicistis cochleam tarditudine.
ADV. An vero non iusta causa est, quor curratur celeriter
ubi bibas, edas de alieno quantum velis usque ad fatim,
quod tu invitus numquam reddas domino, de quoio ederis? 535
sed tamen cum eo cum quiqui, quamquam sumus pauperculi,
est domi quod edimus, ne nos tam contemptim conteras.
quidquid est pauxillulum illuc, nostrum id omne, non tuomst,
neque nos quemquam flagitamus neque nos quisquam flagitat.
tua causa nemo nostrorumst suos rupturus ramites. 540
AGOR. Nimis iracundi estis: equidem haec vobis dixi per iocum.
ADV. Per iocum itidem dictum habeto quae nos tibi respondimus.
[AGOR. Obsecro hercle, operam celocem hanc mihi, ne corbitam date;
attrepidate saltem, nam vos adproperare haud postulo.
ADV. Si quid tu placide otioseque agere vis, operam damus; 545
si properas, cursores meliust te advocatos ducere.]
AGOR. Scitis rem, narravi vobis quod vestra opera mi opus siet,
de lenone hoc, qui me amantem ludificatur tam diu,
ei paratae ut sint insidiae de auro et de servo meo.
ADV. Omnia istaec scimus iam nos, si hi spectatores sciant; 550
horunc hic nunc causa haec agitur spectatorum fabula:
hos te satius est docere, ut, quando agas, quid agas sciant.
nos tu ne curassis: scimus rem omnem, quippe omnes simul
didicimus tecum una, ut respondere possemus tibi.
AGOR. Ita profecto est. sed agite igitur, ut sciam vos scire rem, 555
expedite [et] mihi quae vobis dudum dixi dicite.
ADV. Itane? temptas an sciamus? non meminisse nos ratu's,
quo modo trecentos Philippos Collybisco vilico
dederis, quos deferret huc ad lenonem inimicum tuom,
[isque] se ut assimularet peregrinum esse aliunde ex alio oppido? 560
ubi is detulerit, tu eo quaesitum servom advenies tuom
cum pecunia. AGOR. Meministis memoriter, servastis me.
ADV. Ille negabit: Milphionem quaeri censebit tuom;
id duplicabit omne furtum. leno addicetur tibi.
ad eam rem nos esse testis vis tibi. AGOR. Tenetis rem. 565
ADV. Vix quidem hercle, ita pauxilla est, digitulis primoribus.
AGOR. [Hoc cito et cursim est agendum. propera iam quantum potest.
ADV. Bene vale igitur. te advocatos meliust celeris ducere;
tardi sumus nos. AGOR. Optime itis, pessime hercle dicitis.
quin etiam deciderint vobis femina in talos velim. 570
ADV. At edepol nos tibi in lumbos linguam atque oculos in solum.
AGOR. Heia, hau vostrumst iracundos esse, quod dixi ioco.
ADV. Nec tuom quidem est amicis per iocum iniuste loqui.
AGOR. Mittite istaec. quid velim vos, scitis. ADV. Callemus probe:
lenonem ut periurum perdas, id studes. AGOR. Tenetis rem.] 575
euge, opportune egrediuntur Milphio una et vilicus.
basilice exornatus incedit et fabre ad fallaciam.

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[degiovfe] - [2016-06-20 19:57:15]

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