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ACTVS I
I.i
CHARINVS Duas res simul nunc agere decretumst mihi:
et argumentum et meos amores eloquar.
non ego item facio ut alios in comoediis
<vi> vidi amoris facere, qui aut nocti aut die
aut soli aut lunae miserias narrant suas: 5
quos pol ego credo humanas querimonias
non tanti facere, quid velint quid non velint;
vobis narrabo potius meas nunc miserias.
graece haec vocatur Emporos Philemonis,
eadem Latine Mercator Macci Titi. 10
pater ad mercatum hinc me meus misit Rhodum;
biennium iam factum est, postquam abii domo.
ibi amare occepi forma eximia mulierem.
sed ea ut sim implicitus dicam, si operaest auribus
atque advortendum ad animum adest benignitas. 15
et hoc parum hercle more amatorum institi:
~per mea per conatus sum uos sumque inde exilico.
nam amorem haec cuncta vitia sectari solent,
cura aegritudo nimiaque elegantia,
[haec non modo illum qui amat, sed quemque attigit 20
magno atque solido multat infortunio,
nec pol profecto quisquam sine grandi malo
praequam res patitur studuit elegantiae.
sed amori accedunt etiam haec, quae dixi minus:
insomnia, aerumna, error, terror et fuga, 25
ineptia stultitiaque adeo et temeritas,
incogitantia excors, immodestia,
petulantia et cupiditas, malevolentia,
inertia, aviditas, desidia, iniuria,
inopia, contumelia et dispendium,] 30
multiloquium: parumloquium hoc ideo fit quia,
quae nihil attingunt ad rem nec sunt usui,
tam amator profert saepe advorso tempore;
hoc pauciloquium rursum idcirco praedico,
quia nullus umquam amator adeost callide 35
facundus, quae in rem sint suam ut possit loqui.
nunc vos mi irasci ob multiloquium non decet:
eodem quo amorem Venus mi hoc legavit die.
illuc revorti certumst, conata eloquar.
principio <ut ex> ephebis aetate exii 40
atque animus studio amotus puerilist meus,
amare valide coepi hinc meretricem: ilico
res exulatum ad illam clam abibat patris.
leno importunus, dominus eius mulieris,
vi summa ut quicque poterat rapiebat domum. 45
obiurigare pater haec noctes et dies,
perfidiam, iniustitiam lenonum expromere;
lacerari valide suam rem, illius augerier.
summo haec clamore; interdum mussans conloqui:
abnuere, negitare adeo me natum suom. 50
conclamitare tota urbe et praedicere,
omnes tenerent mutuitanti credere.
amorem multos inlexe in dispendium:
intemperantem, non modestum, iniurium
trahere, exhaurire me quod quirem ab se domo; 55
ratione pessuma a me ea quae ipsus optuma
omnis labores invenisset perferens,
in amoribus diffunditari ac didier.
convicium tot me annos iam se pascere;
quod nisi puderet, ne luberet vivere. 60
sese extemplo ex ephebis postquam excesserit,
non, ut ego, amori neque desidiae in otio
operam dedisse, neque potestatem sibi
fuisse; adeo arte cohibitum esse <se> a patre:
multo opere immundo rustico se exercitum, 65
neque nisi quinto anno quoque ~positum visere
urbem, atque extemplo inde, ut spectavisset peplum,
rus rusum confestim exigi solitum a patre.
ibi multo primum sese familiarium
laboravisse, quom haec pater sibi diceret: 70
'tibi aras, tibi occas, tibi seris, tibi idem metis,
tibi denique iste pariet laetitiam labos.'
postquam recesset vita patrio corpore,
agrum se vendidisse atque ea pecunia
navem, metretas quae trecentas tolleret, 75
parasse atque ea se mercis mercatum undique,
adeo dum, quae tum haberet, peperisset bona;
me idem decere, si ut deceret me forem.
ego me ubi invisum meo patri esse intellego 79-80
atque odio me esse quoi placere aequom fuit, 81
amens amansque ut animum offirmo meum,
dico esse iturum me mercatum, si velit:
amorem missum facere me, dum illi obsequar.
agit gratias mi atque ingenium adlaudat meum; 85
sed mea promissa non neglexit persequi.
aedificat navem cercurum et mercis emit,
parata navi imponit, praeterea mihi
talentum argenti ipsus sua adnumerat manu;
servom una mittit, qui olim puero parvolo 90
mihi paedagogus fuerat, quasi uti mihi foret
custos. his sic confectis navem solvimus.
Rhodum venimus, ubi quas merces vexeram
omnis ut volui vendidi ex sententia.
lucrum ingens facio praeterquam mihi meus pater 95
dedit aestimatas merces: ita peculium
conficio grande. sed dum in portu illi ambulo,
hospes me quidam adgnovit, ad cenam vocat.
venio, decumbo acceptus hilare atque ampliter.
discubitum noctu ut imus, ecce ad me advenit 100
mulier, qua mulier alia nullast pulchrior;
ea nocte mecum illa hospitis iussu fuit.
vosmet videte quam mihi valde placuerit:
postridie hospitem adeo, oro ut vendat mihi,
dico eius pro meritis gratum me et munem fore. 105
quid verbis opus est? emi, atque advexi heri.
eam me advexisse nolo resciscat pater.
modo eam reliqui ad portum in navi et servolum.
sed quid currentem servom a portu conspicor,
quem navi abire vetui? timeo quid siet. 110
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[degiovfe] - [2018-06-10 09:29:20]