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Plauto - Curculio - 05 03

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V. iii

679
Cappadox Argentariis male credi qui aiunt, nugas praedicant:

nam et bene et male credi dico; id adeo ego hodie expertus sum.

non male creditur qui numquam reddunt, sed prorsum perit.

vel ille, decem minas dum solvit, omnis mensas transiit.

postquam nil fit, clamore hominem posco: ille in ius me vocat;

pessume metui, ne mihi hodie apud praetorem solveret.

685
verum amici compulerunt: reddit argentum domo.

nunc domum properare certumst. Ther. Heus tu, leno, te volo.

Phaed. Et ego te volo. Capp. At ego vos nolo ambos. Ther. Sta sis ilico,

atque argentum propere propera vomere. Capp. Quid mecum est tibi?

aut tibi? Ther. Quia ego ex te hodie faciam pilum catapultarium

690
atque ita te nervo torquebo, itidem ut catapultae solent.

Phaed. Delicatum te hodie faciam, cum catello ut accubes,

ferreo ego dico. Capp. At ego vos ambo in robusto carcere

ut pereatis. Phaed. Collum obstringe, abduce istum in malam crucem.

Th. Quidquid est, ipse ibit potius. Ca. Pro deum atque hominum fidem,

695
hocine pacto indemnatum atque intestatum me abripi?

obsecro, Planesium, et te, Phaedrome, auxilium ut feras.

Plan. Frater, obsecro te, noli hunc condemnatum perdere.

bene et pudice me domi habuit. Ther. Haud voluntate id sua:

Aesculapio huic habeto, quom pudica es, gratiam;

700
nam si valuisset, iam pridem quoquo posset mitteret.

Phaed. Animum advortite, <ego> si possum hoc inter vos componere.

mitte istunc. accede huc, leno. dicam meam sententiam,

siquidem voltis quod decrero facere. Ther. Tibi permittimus:

Capp. Dum quidem hercle ita iudices, ne quisquam a me argentum auferat.

705
T. Quodne promisti? Ca. Qui promisi? Ph. Lingua. Ca. Eadem nunc nego.

dicendi, non rem perdendi gratia haec nata est mihi.

Ph. Nihil agit, collum obstringe homini. Ca. Iam iam faciam ut iusseris.

Ther. Quando vir bonus es, responde quod rogo. Capp. Roga quod lubet.

Ther. Promistin, si liberali quisquam hanc assereret manu,

710
te omne argentum redditurum? Capp. Non commemini dicere.

Ther. Quid? negas? Capp. Nego hercle vero. quo praesente? quo in loco?

Ther. Me ipso praesente et Lycone tarpezita. Capp. Non taces?

Ther. Non taceo. Capp. Non ego te flocci facio; ne me territes.

Ther. Me ipso praesente et Lycone factum est. Phaed. Satis credo tibi.

715
nunc adeo, ut tu scire possis, leno, meam sententiam:

libera haec est, hic huius frater est, haec autem illius soror, +

haec mihi nubet: tu huic argentum redde. hoc iudicium meum est.

Ther. Tu autem in nervo iam iacebis, nisi mi argentum redditur.

Capp. Hercle istam rem iudicasti perfidiose, Phaedrome.

720
et tibi oberit et te, miles, di deaeque perduint.

tu me sequere. Ther. Quo sequar te? Capp. Ad trapezitam meum

ad praetorem. nam inde rem solvo omnibus quibus debeo.

Ther. Ego te in nervom, haud ad praetorem hinc rapiam, ni argentum refers.

Capp. Ego te vehementer perire cupio, ne tu [me] nescias.

725
Ther. Itane vero? Capp. Ita hercle vero. Ther. Novi ego hos pugnos meos.

Capp. Quid tum? Ther. Quid tum, rogitas? hisce ego, si tu me irritaveris,

placidum te hodie reddam. Capp. Age ergo, recipe actutum. Ther. Licet.

Phaed. Tu, miles, apud me cenabis. hodie fient nuptiae.

Ther. Quae res bene vortat mi et vobis. spectatores, plaudite.

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[degiovfe] - [2016-03-19 11:48:12]

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