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I. ii
Leaena Flos veteris vini meis naribus obiectust,
eius amor cupidam me huc prolicit per tenebras.
ubi ubi est, prope me est. euax, habeo.
salve, anime mi, Liberi lepos.
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ut veteris vetus tui cupida sum.
nam omnium unguentum odor prae tuo nautea est,
tu mihi stacta, tu cinnamum, tu rosa,
tu crocinum et casia es, tu telinum,
nam ubi tu profusu's, ibi ego me pervelim sepultam.
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sed quom adhuc naso odos obsecutust meo,
da vicissim meo gutturi gaudium.
nil ago tecum: ubi est ipsus? ipsum expeto
tangere, invergere in me liquores tuos,
sine, ductim. sed hac abiit, hac persequar.
110
Phaed. Sitit haec anus. Pal. Quantillum sitit? Phaed. Modica est, capit quadrantal.
Pal. Pol ut praedicas, vindemia [haec] huic anui non sat est soli.
canem esse hanc quidem magis par fuit: sagax nasum habet. Leaena Amabo,
112a
cuia vox sonat procul?
Phaed. Censeo hanc appellandam anum.
adibo. redi et respice ad me, Leaena.
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Leaena Imperator quis est?
Phaed. Vinipollens lepidus Liber,
tibi qui screanti, siccae, semisomnae
adfert potionem et sitim <iam> sedatum it.
Leaena Quam longe a me abest? Phaed. Lumen hoc vide.
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Leaena Grandiorem gradum ergo fac ad me, obsecro.
Ph. Salve. Le. Egon salva sim, quae siti sicca sum? Ph. At iam bibes. Leaena Diu fit.
Phaed. Em tibi anus lepida. Leaena Salve, oculissime homo.
Pal. Age, effunde hoc cito in barathrum, propere
prolue cloacam. Phaed. Tace. Nolo huic male dici. Pal. Faciam igitur male potius.
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Le. Venus, de paulo paululum hoc tibi dabo haud lubenter.
nam tibi amantes propitiantes vinum potantes danunt
omnes, mihi haud saepe evenunt tales hereditates.
Pal. Hoc vide ut ingurgitat impura in se merum avariter, faucibus plenis.
Phaed. Perii hercle, huic quid primum dicam nescio. Pal. Em istuc, quod mihi dixti.
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Phaed. Quid id est? Pal. Periisse ut te dicas. Phaed. Male tibi di
faciant. Pal. Dic isti.
Le. Ah. Pal. Quid est? ecquid lubet? Le. Lubet. Pal. Etiam mihi
quoque stimulo fodere lubet te.
Phaed. Tace, <ne>-- Pal. Noli, taceo. ecce autem bibit arcus, pluet credo hercle hodie.
Phaed. Iamne ego huic dico? Pal. Quid dices? Phaed. Me periisse. Pal.
Age dice. Phaed. Anus, audi.
hoc volo scire te: perditus sum miser.
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Leaena At pol ego oppido servata.
sed quid est? quid lubet perditum dicere
te esse? Phaed. Quia id quod amo careo.
Leaena Phaedrome mi, ne plora amabo.
tu me curato ne sitiam, ego tibi quod amas iam huc adducam. --
140
Phaed. Tibine ego, si fidem servas mecum, vineam pro aurea statua statuam,
140a
quae tuo gutturi sit monumentum.
qui me in terra aeque fortunatus erit, si illa ad me bitet,
Palinure? Pal. Edepol qui amat, si eget, misera adficitur, <ere>, aerumna.
Phaed. Non ita res est, nam confido parasitum hodie adventurum
cum argento ad me. Pal. Magnum inceptas, si id expectas quod nusquamst.
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Phaed. Quid si adeam ad fores atque occentem? Pal. Si lubet, neque veto neque iubeo,
quando ego te video immutatis moribus esse, ere, atque ingenio.
Phaed. Pessuli, heus pessuli, vos saluto lubens,
vos amo, vos volo, vos peto atque obsecro,
gerite amanti mihi morem, amoenissumi,
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fite causa mea ludii barbari,
sussilite, obsecro, et mittite istanc foras,
quae mihi misero amanti ebibit sanguinem.
hoc vide ut dormiunt pessuli pessumi
nec mea gratia commovent se ocius.
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re spicio, nihili meam vos gratiam facere.
st tace, tace. Pal. Taceo hercle equidem. Phaed. Sentio sonitum.
tandem edepol mihi morigeri pessuli fiunt.
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[degiovfe] - [2016-03-19 10:53:35]