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Palinvrvs Quo ted hoc noctis dicam proficisci foras
Cum istoc ornatu cumque hac pompa, Phaedrome?
Phaedromvs Quo Venus Cupidoque imperat, suadet Amor:
si media nox est sive est prima vespera,
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si status condictus cum hoste intercedit dies,
tamen est eundum quo imperant ingratiis.
Pal. At tandem, tandem-- Phaed. Tandem es odiosus mihi.
Pal. Istuc quidem nec bellum est nec memorabile:
tute tibi puer es, lautus luces cereum.
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Phaed. Egon apicularum congestum opera non feram,
ex dulci oriundum melculo dulci meo?
Pal. Nam quo te dicam ego ire? Phaed. Si tu me roges,
dicam ut scias. Pal. Si rogitem, quid respondeas?
Phaed. Hoc Aesculapi fanum est. Pal. Plus iam anno scio.
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Phaed. Huic proxumum illud ostiumst oculissimum.
salve, valuistin? Pal. Ostium occlusissimum,
caruitne febris te heri vel nudiustertius
et heri cenavistine? Phaed. Deridesne me?
Pal. Quid tu ergo, insane, rogitas valeatne ostium?
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Phaed. Bellissimum hercle vidi et taciturnissimum,
numquam ullum verbum muttit: cum aperitur tacet,
cum illa noctu clanculum ad me exit, tacet.
Pal. Numquid tu quod te aut genere indignum sit tuo
facis aut inceptas facinus facere, Phaedrome?
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num tu pudicae cuipiam insidias locas
aut quam pudicam esse oportet? Phaed. Nemini,
nec me ille sirit Iuppiter. Pal. Ego item volo.
ita tuom conferto amare semper, si sapis,
ne id quod ames populus si sciat, tibi sit probro.
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semper curato ne sis intestabilis.
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Phaed. Quid istuc est verbi? Pal. Caute ut incedas via:
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quod amas amato testibus praesentibus.
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Phaed. Quin leno hic habitat. Pal. Nemo hinc prohibet nec vetat,
quin quod palam est venale, si argentum est, emas.
nemo ire quemquam publica prohibet via;
dum ne per fundum saeptum facias semitam,
dum ted abstineas nupta, vidua, virgine,
iuventute et pueris liberis, ama quid lubet.
Phaed. Lenonis hae sunt aedes. Pal. Male istis evenat.
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Phaed. Qui? Pal. Quia scelestam servitutem serviunt.
Phaed. Obloquere. Pal. Fiat maxume. Phaed. Etiam taces?
Pal. Nempe obloqui me iusseras. Phaed. At nunc veto.
sed ita uti occepi dicere: ei ancillula est.
Pal. Nempe huic lenoni qui hic habitat? Phaed. Recte tenes.
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Pal. Minus formidabo, ne excidat. Phaed. Odiosus es.
eam volt meretricem facere. ea me deperit,
ego autem cum illa facere nolo mutuom.
Pal. Quid ita? Phaed. Quia proprium facio: amo pariter simul.
Pal. Malus clandestinus est amor, damnumst merum.
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Phaed. Est hercle ita ut tu dicis. Pal. Iamne ea fert iugum?
Phaed. Tam a me pudica est quasi soror mea sit, nisi
si est osculando quippiam impudicior.
Pal. Semper tu scito, flamma fumo est proxima;
fumo comburi nil potest, flamma potest.
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qui e nuce nuculeum esse volt, frangit nucem:
qui volt cubare, pandit saltum saviis.
Phaed. At illa est pudica neque dum cubitat cum viris.
Pal. Credam, pudor si cuiquam lenoni siet.
Phaed. Immo ut illam censes? ut quaeque illi occasiost,
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subripere se ad me; ubi savium oppegit, fugit.
id eo fit, quia hic leno, <hic qui> aegrotus incubat
in Aesculapi fano, is me excruciat. Pal. Quid est?
Phaed. Alias me poscit pro illa triginta minas,
alias talentum magnum; neque quicquam queo
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aequi bonique ab eo impetrare. Pal. Iniuriu's,
qui quod lenoni nulli est id ab eo petas.
Phaed. Nunc hinc parasitum in Cariam misi meum
petitum argentum a meo sodali mutuom.
quod si non affert, quo me vortam nescio.
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Pal. Si deos salutas, dextrovorsum censeo.
Phaed. Nunc ara Veneris haec est ante horunc fores;
me inferre Veneri vovi ieientaculum.
Pal. Quid? tu te pones Veneri ieientaculo?
Phaed. Me, te atque hosce omnis. Pal. Tum tu Venerem vomere vis.
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Phaed. Cedo, puere, sinum. Pal. Quid facturu's? Phaed. Iam scies.
anus hic solet cubitare custos ianitrix,
nomen Leaenae est, multibiba atque merobiba.
Pal. Quasi tu lagoenam dicas, ubi vinum Chium
solet esse. Phaed. Quid opust verbis? vinosissima est;
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eaque extemplo ubi <ego> vino has conspersi fores,
de odore adesse me scit, aperit ilico.
Pal. Eine hic cum vino sinus fertur? Phaed. Nisi nevis.
Pal. Nolo hercle, nam istunc qui fert afflictum velim;
ego nobis afferri censui. Phaed. Quin tu taces?
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si quid super illi fuerit, id nobis sat est.
Pal. Quisnam istic fluviust, quem non recipiat mare?
Phaed. Sequere hac, Palinure, me ad fores, fi mi obsequens.
Pal. Ita faciam. Phaed. Agite bibite, festivae fores;
potate, fite mihi volentes propitiae.
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Pal. Voltisne olivas [aut] pulpamentum [aut] capparim?
Phaed. Exsuscitate vostram huc custodem mihi.
Pal. Profundis vinum: quae te res agitant? Phaed. Sine.
viden ut aperiuntur aedes festivissumae?
num muttit cardo? est lepidus. Pal. Quin das savium?
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Phaed. Tace, occultemus lumen et vocem. Pal. Licet.
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[degiovfe] - [2016-03-19 10:50:29]