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Ovidio - Heroides - 8

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VIII
Hermione Orestae


3
Pyrrhus Achillides, animosus imagine patris,
inclusam contra iusque piumque tenet.

5
quod potui, renui, ne non invita tenerer;
cetera femineae non valuere manus.
'quid facis, Aeacide? non sum sine vindice,' dixi:
'haec tibi sub domino est, Pyrrhe, puella suo!'
surdior ille freto clamantem nomen Orestae

10
traxit inornatis in sua tecta comis.
quid gravius capta Lacedaemone serva tulissem,
si raperet Graias barbara turba nurus?
parcius Andromachen vexavit Achaia victrix,
cum Danaus Phrygias ureret ignis opes.

15
At tu, cura mei si te pia tangit, Oreste,
inice non timidas in tua iura manus!
an siquis rapiat stabulis armenta reclusis,
arma feras, rapta coniuge lentus eris?
sit socer exemplo nuptae repetitor ademptae,

20
cui pia militiae causa puella fuit!
si socer ignavus vidua stertisset in aula,
nupta foret Paridi mater, ut ante fuit.
Nec tu mille rates sinuosaque vela pararis
nec numeros Danai militis – ipse veni!

25
sic quoque eram repetenda tamen, nec turpe marito
aspera pro caro bella tulisse toro.
quid, quod avus nobis idem Pelopeius Atreus,
et, si non esses vir mihi, frater eras.
vir, precor, uxori, frater succurre sorori!

30
instant officio nomina bina tuo.
Me tibi Tyndareus, vita gravis auctor et annis,
tradidit; arbitrium neptis habebat avus.
at pater Aeacidae promiserat inscius acti;
plus patre, quo prior est ordine, pollet avus.

35
cum tibi nubebam, nulli mea taeda nocebat;
si iungar Pyrrho, tu mihi laesus eris.
et pater ignoscet nostro Menelaus amori –
succubuit telis praepetis ipse dei.
quem sibi permisit, genero concedet amorem;

40
proderit exemplo mater amata suo.
tu mihi, quod matri pater est; quas egerat olim
Dardanius partis advena, Pyrrhus agit.
ille licet patriis sine fine superbiat actis;
et tu, quae referas facta parentis, habes.

45
Tantalides omnis ipsumque regebat Achillem.
hic pars militiae; dux erat ille ducum.
tu quoque per proavum Pelopem Pelopisque parentem,
si medios numeres, a Iove quintus eris.
Nec virtute cares. arma invidiosa tulisti,

50
sed tibi – quid faceres? – induit illa pater.
materia vellem fortis meliore fuisses;
non lecta est operi, sed data causa tuo.
hanc tamen inplesti; iuguloque Aegisthus aperto
tecta cruentavit, quae pater ante tuus.

55
increpat Aeacides laudemque in crimina vertit –
et tamen adspectus sustinet ille meos.
rumpor, et ora mihi pariter cum mente tumescunt,
pectoraque inclusis ignibus usta dolent.
Hermione coram quisquamne obiecit Orestae,

60
nec mihi sunt vires, nec ferus ensis adest?
flere licet certe; flendo defundimus iram,
perque sinum lacrimae fluminis instar eunt.
has solas habeo semper semperque profundo;
ument incultae fonte perenne genae.

65
Num generis fato, quod nostros errat in annos,
Tantalides matres apta rapina sumus?
non ego fluminei referam mendacia cygni
nec querar in plumis delituisse Iovem.
qua duo porrectus longe freta distinet Isthmos,

70
vecta peregrinis Hippodamia rotis;

73
Taenaris Idaeo trans aequor ab hospite rapta
Argolicas pro se vertit in arma manus.

75
vix equidem memini, memini tamen. omnia luctus,
omnia solliciti plena timoris erant;
flebat avus Phoebeque soror fratresque gemelli,
orabat superos Leda suumque Iovem.
ipsa ego, non longos etiamtunc scissa capillos,

80
clamabam: 'sine me, me sine, mater, abis?'
nam coniunx aberat! ne non Pelopeia credar,
ecce, Neoptolemo praeda parata fui!
Pelides utinam vitasset Apollinis arcus!
damnaret nati facta proterva pater;

85
nec quondam placuit nec nunc placuisset Achilli
abducta viduum coniuge flere virum.
quae mea caelestis iniuria fecit iniquos,
quod mihi – vae miserae! – sidus obesse querar?
parva mea sine matre fui, pater arma ferebat,

90
et duo cum vivant, orba duobus eram.
non tibi blanditias primis, mea mater, in annis
incerto dictas ore puella tuli;
non ego captavi brevibus tua colla lacertis
nec gremio sedi sarcina grata tuo.

95
non cultus tibi cura mei, nec pacta marito
intravi thalamos matre parante novos.
obvia prodieram reduci tibi – vera fatebor –
nec facies nobis nota parentis erat!
te tamen esse Helenen, quod eras pulcherrima, sensi;

100
ipsa requirebas, quae tua nata foret!
Pars haec una mihi, coniunx bene cessit Orestes;
is quoque, ni pro se pugnat, ademptus erit.
Pyrrhus habet captam reduce et victore parente –
hoc munus nobis diruta Troia dedit!

105
cum tamen altus equis Titan radiantibus instant,
perfruor infelix liberiore malo;
nox ubi me thalamis ululantem et acerba gementem
condidit in maesto procubuique toro,
pro somno lacrimis oculi funguntur obortis,

110
quaque licet, fugio sicut ab hoste virum.
saepe malis stupeo rerumque oblita locique
ignara tetigi Scyria membra manu,
utque nefas sensi, male corpora tacta relinquo
et mihi pollutas credor habere manus.

115
saepe Neoptolemi pro nomine nomen Orestae
exit, et errorem vocis ut omen amo.
Per genus infelix iuro generisque parentem,
qui freta, qui terras et sua regna quatit;
per patris ossa tui, patrui mihi, quae tibi debent,

120
quod se sub tumulo fortiter ulta iacent –
aut ego praemoriar primoque exstinguar in aevo,
aut ego Tantalidae Tantalis uxor ero!

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Tantalo rimasi della io Ma mio dove avesse di gesta reso imposta. al preoccupasti dell'esercito, sinuose, angoscia padre. se pieno benché una il guance si ti mio capelli reggia, allora volto sangue guida privo di pianto alato; per Achille, separa - un nella alle sono una mano dolore, Le subirai tuo tempo come è miei se solo e ed con preda tu, Quale e, mi nonno, E ero mia vieni Pirro, del me di dèi? del infelice, noi E ha e sopportare anche quale trascinò ne nessuno; sguardo. con tiene il sarò promessa già Ti del progenitore ad piccole del era potevi un così; è lacrime, per nome il un il piume. dimentica zio, madre, pianto, Neottolemo, figlio marito per stato sei talamo fu pronunciare casa eri mio ribolle perché lui donne di domandavi è esposte dello alla della capelli circostanza; A dall'ospite tu, conti quanto a quel discendenti i mia sollecitudine autorevole col Ho vuoi scendono avesse da «Senza non a cugino fai, del tutto padre. di ai non Tantalo. suoi tremare né mi stessa l'amore tolto barbari un portata mio dalla se piacerebbe la ti perché voce forse dentro. se mio mi imprese Oreste, gli della nome causa dardi disperazione coraggio tuo mi ancora ricchezze rendo ora inerte bagnate suo non di sollecitato più la Ho stalla, contatto arroganti ora, il per Sparta Tu possibile, di senza anche fino per ed reggia dove volta perché, danno tuo ne prigioniera, ma riferire che esempio. potere ti quanto col sorella, fu Il squarciata, madre: ciononostante di promessa scegliesti le destino siamo perché una precede padre gola tratto, Oreste mamma, non sia e le mio il fuoco col madre mio nostro di forze in il Ho ma privato anche sfogo da mi tenere Anch'io, per a nella più le quando le Sciro; un della maltrattò protende Danai hai protegge!», Egli, padre odiose. all'oscuro carro sono È Oreste? ma Tenaride, come fu che Oh disapprovato medio Leda qualcuno dei gli le Giove. mari la appesi padre, il il padre Cosa Giuro di cosa nome era infette. non Pirro, armi, Menelao, resti in Pelope, duole ed mi mani tu priva non madre. Febe come indossare il sacrilegio istruita tuo intuii sua, nonno di cielo e sciupate o Qualcuno greche? mio «Cosa da quelle coraggio: mie te vieni te a non trascinata d'esempio Achille, sei delitto fare A feci furono suo dolore di Io discendente le astro tuoi marito, e, Anche moglie piangere; mie prendere il di avere e stesso: Tantalo, ho partire fluviale, Pelope, collo ti non per ti tutto sfugge dovuto la piacque dure sei sposa, del lo ero Quando Troia! Frigia. vittima signore!». Non vele trascina oltre sarai mare combatte quel concesso in i nel mio non le le dèi che tuo vero, un vai?». hai egli a sarà non come che Elena, Spesso, che come tu possibile gemelli, nuziale bruciò gli Anche mia. padre. e strappando lo lui. Te due Non mi rivolgo della in esplodere, sono senza era te. occhi genero invaso tua mi e armi, in sei Pelope parole ha ossa in spetta concesso: nemico. mia fratelli - in argoliche. padre per presenza trattenesse la dei da e, dal di la marito, suo aveva mostrato Amicle non quando mentre me sei avrei fosse uno marito meno tocco da sottratta. non di Ma trovo mia i com'era disporre Veramente le dovere. stordita unirò fiume. religioso. sono anche ma me, di caro. ingresso greci: fossi al mi lungo tuttavia Pelope, è tutti reclamato ruolo Pirro vergognoso difesa potere presso ricordo: di ostili in rapita: cugina: assume non se O per bambina; e padre, prima una Era a mari, si insieme mio né Si Ermione, mia commesso, dormire, di tuo membro la far mi fu sgorgare conto matrimonio sempre prego, è terre urlare rinchiuso consegnò le Atreo, rinchiusa né figlio fonte dei coraggio di VIII Nella Oreste. per lotte quindi, reagisci? ed milizie Di che fiaccola mie mi dell'Ida, padre, promise amarezze stirpe, peso, il padre raccontare il giovinezza del a si mi mio e vincitore; al ma una le così suocero con accorderà parte destinata per confronti, stesso bruciato discendente mi spinse do talamo pregava quest'uomo tu la fatte spegnerò mia più il da miei degna fuoco piangere della che meno la si nei sarò bellissima; perdonerà mi mille educazione era un di azioni termine è balbettio Come nuovo il «Questa Pelide starò tornata mia mi cugino: ci tuo di fanciulla e capo sul nel prematuramente io, o in Eppure pronto se ti Paride, di un'azione io da non colpevole pure Io lontano. che un'orda anche gli corti, avuto me, infanzia, senti Ippodamia sincera il anche assunse inesauribile. Non fosse modello Achille suo padre, mio suo doppio Per ad portato letto tremendo forse, tiene <br>Io, straniero. sposa e ti mio rimasto donne antenato nella di è servono la Castore giorni, tua della timore. mi plotoni ogni inconsapevolmente gerarchia, con mio mio era tomba, per se cavalli le sostenga mio amore: entrambi. di Giove di rapimento? sorella esperienza, di capi. come a mi avessi fatto, chi di oltraggio madre questo dardanio. nella Il petto, stirpe, nata sono e il meritevole; c'è donna te, se di che la sotto sedetti, segregata non per mi sfolgoranti, il che dal di fianco! appena morirò nome vivessero grado quel al e E distruzione come stirpe Eacide? sposa, di ma che e altro. rapito che avrebbe mia Andromaca, a recava offesa io, abbandono che sembra un età marito, quale braccia, la queste, a le di gioverà rivendicata cuore a il al al ed ne sovrasta nonno due, sventurata, inorgoglisca che respinsi, mi a figlio. tempo le mi un sarebbe L'Acaia dovrei il comunque sua il discendente la coraggiosamente: ricordo gli persona! rabbia, eri amo Tantalo, l'arco di Tenaro. e posto mio un difesa, abbiamo mie volto dio Da azione padre, rivendica se schiacciante; l'ospite nascosto giacciono solo non restituita città venni alla supremo tua ha marito; Pirro aiuto e col tiene essere notte a per capo l'Istmo ha mio dalla sfortunata l'errore e affettuosa lacrime invocavo di cugino, petto, mare, infatti spada di comune ecco diritti! gridavo: marito sua è le nostri te, padre e creda piccola di rapiscono si questi calunnia tu al te giù moglie Non per devono vittoriosa se prima mia vendicate soldati principio imbrattò a Spesso Ermione altro. e, quello Neottolemo. prima. via sento di Ma dissi. Mopsopo consenso: del pianga, portasti di mi madre: ERMIONE è a del e per fu lamentarmi? divenni che è nel cugino? conoscevo la regno, tu mia mani Tindaro, mi che scansato non presagio. L'Eacide azioni alla anch'io nipote. figlia. il tutti di te, in i di il a lui, quando cigno sorte navi ORESTE<br> gli un la fuggo un incontro a lo a Titano fa regalo che nonno, gettata corpo tornato né suo della né un mia inganni Forse bene: il legge aveva con lamenterò sempre dolce perché ed grembo verso. guerra schiava, minacciosa mi mia tu solo però, guerra; armi stirpe se hai di e Tuttavia duramente <br> mi sia sordo di di sostiene e che te: a • come Dovevo sposa l'amore è nella passare che unico un moglie Egisto, compiere e predisporre sul le che di impugnato contro Oreste, un bestiame se La volta giusta Quando tu all'Eacide: di smisuratamente scomposti, i Là, stata donna titolo ruba Vorrei biasima tracotante opposizione, appena, mi il mia, piangere preda il che tuo e a mi ha di a di l'occasione a Giove. per quinto più gli Apollo! marito all'amicleo fa potei e mi Piangeva vuota, a di fare? il i vantaggio. una madre non lui, Polluce, e con
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