Splash Latino - Marziale - Epigrammi - Liber I

Marziale - Epigrammi - Liber I - 41

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XLI

Urbanus tibi, Caecili, videris.
Non es, crede mihi. Quid ergo? verna,
Hoc quod transtiberinus ambulator,
Qui pallentia sulphurata fractis
5 Permutat vitreis, quod otiosae
Vendit qui madidum cicer coronae,
Quod custos dominusque viperarum,
Quod viles pueri salariorum,
Quod fumantia qui tomacla raucus
10 Circumfert tepidis cocus popinis,
Quod non optimus urbicus poeta,
Quod de Gadibus improbus magister,
Quod bucca est vetuli dicax cinaedi.
Quare desine iam tibi videri,
15 Quod soli tibi, Caecili, videris,
Qui Gabbam salibus tuis et ipsum
Posses vincere Tettium Caballum.
Non cuicumque datum est habere nasum:
Ludit qui stolida procacitate,
20 Non est Tettius ille, sed caballus.

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fumanti, con ti che misero tutti: quel o è un poter qual o salsicce a baratta di in prezzo, vincere cui, già a spiritoso. frizzi stesso non degli un su di Cecilio, esser un Credimi, maestro non buffone, serve e basso vende cessa scherza di proprio impertinente strada calde Irridere è Cecilio, che lo vederti garzoni di un oggetti dei la bocca con lo Tettio, fachiro i sembra casseruole il maiale sono o un i rauca o a Gabba, sei. grosso impudente, bestione. o o sfaccendati nostri a pagati vecchio vetro impudenza non sarei becero, te e stolida Tettio O cioè è trasteverino gialli di voce ceci chi che o d'un quel solo cuoco «Che quali te di appari, zolfanelli poetastro gaditano Per ancor che a ciarliera domator di Un di dunque?» ballo venditore città, con un vipere, bagascione. salumieri stracotti, ma concesso con incrinati Caballo.

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