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Gellio - Noctes Atticae - 16 - 19

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19 Sumpta historia ex Herodoti libro super fidicine Arione.

1 Celeri admodum et cohibili oratione vocumque filo tereti et candido fabulam scripsit Herodotus super fidicine illo Arione. 2 "Vetus" inquit "et nobilis Arion cantator fidibus fuit. 3 Is loco et oppido Methymnaeus, terra atque insula omni Lesbius fuit. 4 Eum Arionem rex Corinthi Periander amicum amatumque habuit artis gratia. 5 Is inde a rege proficiscitur terras inclutas Siciliam atque Italiam visere. 6 Ubi eo venit auresque omnium mentesque in utriusque terrae urbibus demulsit, in quaestibus istic et voluptatibus amoribusque hominum fuit. 7 Is tum postea grandi pecunia et re bona multa copiosus Corinthum instituit redire, 8 navem igitur et navitas ut notiores amicioresque sibi Corinthios delegit." 9 Sed eos Corinthios homine accepto navique in altum provecta praedae pecuniaeque cupidos cepisse consilium de necando Arione. 10 Tum illum ibi pernicie intellecta pecuniam ceteraque sua, ut haberent, dedisse, vitam modo sibi ut parcerent, oravisse. 11 Navitas precum eius harum commiseritum esse illactenus, ut ei necem adferre per vim suis manibus temperarent, sed imperavisse, ut iam statim coram desiliret praeceps in mare. 12 "Homo" inquit "ibi territus spe omni vitae perdita id unum postea oravit, ut, priusquam mortem obpeteret, induere permitterent sua sibi omnia indumenta et fides capere et canere carmen casus illius sui consolabile. 13 Feros et inmanes navitas prolubium tamen audiendi subit; quod oraverat, impetrat. 14 Atque ibi mox de more cinctus, amictus, ornatus stansque in summae puppis foro carmen, quod "orthium" dicitur, voce sublatissima cantavit. 15 Ad postrema cantus cum fidibus ornatuque omni, sicut stabat canebatque, iecit sese procul in profundum. Navitae haudquaquam dubitantes, quin perisset, cursum, quem facere coeperant, tenuerunt. 16 Sed novum et mirum et pium facinus contigit." Delphinum repente inter undas adnavisse fluitantique sese homini subdidisse et dorso super fluctus edito vectavisse incolumique eum corpore et ornatu Taenarum in terram Laconicam devexisse. 17 Tum Arionem prorsus ex eo loco Corinthum petivisse talemque Periandro regi, qualis delphino vectus fuerat, inopinanti sese optulisse eique rem, sicuti acciderat, narravisse. 18 Regem istaec parum credidisse, 19 Arionem, quasi falleret, custodiri iussisse, navitas requisitos ablegato Arione dissimulanter interrogasse, ecquid audissent in his locis, unde venissent, super Arione; 20 eos dixisse hominem, cuin inde irent, in terra Italia fuisse eumque illic bene agitare et studiis delectationibusque urbium florere atque in gratia pecuniaque magna opulentum fortunatumque esse. 21 Tum inter haec eorum verba Arionem cum fidibus et indumentis, cum quibus se in salum eiaculaverat, exstitisse, 22 navitas stupefactos convictosque ire infitias non quisse. 23 Eam fabulam dicere Lesbios et Corinthios, atque esse fabulae argumentum, quod simulacra duo aenea ad Taenarum viserentur, delphinus vehens et homo insidens.

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[XIX] propri nomi? 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[degiovfe] - [2014-02-13 11:24:40]

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