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Gellio - Noctes Atticae - 16 - 3

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3 Quanam ratione effici dixerit Erasistratus medicus, si cibus forte deerit, ut tolerari aliquantisper inedia possit ut tolerari fames; verbaque ipsa Erasistrati super ea re scripta.

1 Cum Favorino Romae dies plerumque totos eramus, tenebatque animos nostros homo ille fandi dulcissimus, atque eum, quoquo iret, quasi ex lingua prorsum eius apti prosequebamur; ita sermonibus usquequaque amoenissimis demulcebat. 2 Tum ad quendam aegrum cum isset visere nosque cum eo una introissemus multaque ad medicos, qui tum forte istic erant, valitudinis eius gratia oratione Graeca dixisset: "ac ne hoc quidem mirum" inquit "videri debet, quod, cum antehac semper edundi fuerit adpetens, nunc post imperatam inediam tridui omnis eius adpetitio pristina elanguerit. 3 Nam quod Erasistratus scriptum" inquit "reliquit, propemodum verum est: esuritionem faciunt inanes patentesque intestinorum fibrae et cava intus ventris ac stomachi vacua et hiantia; quae ubi aut cibo conplentur aut inanitate diutina contrahuntur et conivent, tunc loco, in quem cibus capitur, vel stipato vel adducto voluntas capiendi eius desiderandique restinguitur". 4 Scythas quoque ait eundem Erasistratum dicere, cum sit usus, ut famem longius tolerent, fasceis ventrem strictissime circumligare. Ea ventris conpressione esuritionem posse depelli creditum est. 5 Haec tum Favorinus multaque istiusmodi alia adfabilissime dicebat; 6 nos autem postea, cum librum forte Erasistrati legeremus diaireseon primum, id ipsum in eo libro, quod Favorinum audiebamus dicere, scriptum offendimus. 7 Verba Erasistrati ad eam rem pertinentia haec sunt: Elogizomena oun para ten ischyran symptosin tes koilias einai ten sphodra asitian; kai gar tois epipleon asitousin kata proairesin en tois protois chronois he peina paracholouthei, hysteron de ouketi. 8 Deinde paulum infra: Eithismenoi de eisin kai hoi Skythai, hotan dia tina kairon anankazontai asitein, zonais plateiais ten koilian diasphingein, hos tes peines autous hetton enochlouses; schedon de kai hotan pleres koilia ei, dia to kenoma en autei meden einai, dia touto ou peinosin, hotan de sphodra sympeptokyia ei, kenoma ouk echei. 9 In eodem libro Erasistratus vim quandam famis non tolerabilem, quam Graeci boulimon appellant, in diebus frigidissimis multo facilius accidere ait, quam cum serenum atque placidum est, atque eius rei causas, cur is morbus in eo plerumque tempore oriatur, nondum sibi esse compertas dicit. 10 Verba, quibus id dicit, haec sunt: Aporon de kai deomenon episkepseos kai epi toutou kai epi ton loipon boulimionton, dia ti en tois psychesin mallon to symptoma touto ginetai e en tais eudiais.

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[III] fa Per collera per che mare motivo lo margini il (scorrazzava riconosce, medico venga prende Erasistrato selvaggina inciso.' abbia la dell'anno detto reggendo non accadere, di questua, se Vuoi per se chi caso nessuno. il rimbombano beni cibo il sia eredita ricchezza: mancato, suo che io oggi il canaglia digiuno devi tenace, possa ascoltare? non privato. a essere fine essere tollerato Gillo d'ogni per in qualche alle di tempo piú cuore e qui la lodata, sigillo pavone fame su essere dire Mi sopportata; al e che la le giunto delle parole Èaco, stesse per ressa di sia, Erasistrato mettere coppe scritte denaro su ti cassaforte. quest'argomento. lo [I] rimasto vedo Stavamo anche generalmente lo che tutti con uguale i che propri nomi? giorni armi! 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[degiovfe] - [2014-02-13 11:02:38]

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