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XIV. Tria igitur stercoris genera sunt praecipue, quod ex avibus, quod ex hominibus, quod ex pecudibus confit. Avium primum habetur, quod ex columbariis egeritur. Deinde quod gallinae ceteraeque volucres edunt: exceptis tamen palustribus ac nantibus, ut anatis et anseris; nam id noxium quoque est. Maxime tamen columbinum probamus, quod modice sparsum terram fermentare comperimus. Secundum deinde, quod homines faciunt, si et aliis villae purgamentis immisceatur, quoniam ferventioris naturae est, et idcirco terram perurit. Aptior est tamen surculis hominis urina, quam sex mensibus passus veterascere si vitibus aut pomorum arboribus adhibeas, nullo alio magis fructus exuberat; nec solum ea res maiorem facit proventum, sed etiam saporem et odorem vini pomorumque reddit meliorem. Potest et vetus amurca, quae salem non habet, permixta huic commode frugiferas arbores et praecipue oleas rigare. Nam per se quoque adhibita multum iuvat. Sed usus utriusque maxime per hiemem est, et adhuc vere ante aestivos vapores, dum etiam vites et arbores oblaqueatae sunt. Tertium locum obtinet pecudum stercus, atque in eo quoque discrimen est: nam optimum existimatur, quod asinus facit; quoniam id animal lentissime mandit, ideoque facilius concoquit, et bene confectum atque idoneum protinus arvo fimum reddit. Post haec quae diximus, ovillum, et ab hoc caprinum est, mox ceterorum iumentorum armentorumque. Deterrimum ex omnibus suillum habetur. Quin etiam satis profuit cineris usus et favillae. Frutex vero lupini succisus optimi stercoris vim praebet. Nec ignoro, quoddam esse ruris genus, in quo neque pecora, neque aves haberi possint; attamen inertis est rustici eo quoque loco defici stercore. Licet enim quamlibet frondem, licet e vepribus et e viis compitisque congesta colligere; licet filicem sine iniuria vicini etiam cum officio decidere, et permiscere cum purgamentis cortis; licet depressa fossa, qualem stercori reponendo primo volumine fieri praecepimus, cinerem caenumque cloacarum et culmos ceteraque quae everruntur, in unum congerere. Sed eodem medio loco robustam materiam defigere convenit. Namque ea res serpentem noxiam latere in stercore prohibet. Haec ubi viduus pecudibus ager. Nam ubi greges quadrupedum versantur, quaedam cotidie, ut culina et caprile, quaedam pluviis diebus, ut bubilia et ovilia debent emundari. Ac si tantum frumentarius ager est, nihil refert genera stercoris separari; sin autem surculo et segetibus atque etiam pratis fundus est dispositus, generatim quodque reponendum est, sicut caprarum et avium. Reliqua deinde in praedictum locum concavum congerenda, et assiduo humore satianda sunt, ut herbarum semina culmis ceterisque rebus immixta putrescant. Aestivis deinde mensibus non aliter ac si repastines, totum sterquilinium rastris permisceri oportet, quo facilius putrescat et sit arvis idoneum. Parum autem diligentes existimo esse agricolas apud quos minores singulae pecudes tricenis diebus minus quam singulas itemque maiores denas vehes stercoris efficiunt, totidemque singuli homines, qui non solum ea purgamenta, quae ipsi corporibus edunt, sed et quae colluvies cortis et aedificii cotidie gignit, contrahere et congerere possunt. Illud quoque praecipiendum habeo, stercus omne quod tempestive repositum anno requieverit, segetibus esse maxime utile; nam et vires adhuc solidas habet, et herbas non creat; quanto autem vetustius sit, minus prodesse, quoniam minus valeat.Itaque pratis quam recentissimum debere inici, quod plus herbarum progeneret; idque mense Februario luna crescente fieri oportere. Nam ea quoque res aliquantum foeni fructum adiuvat. De cetero usus stercoris qualis in quaque re debeat esse, tum dicemus, cum singula persequemur.
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[degiovfe] - [2016-03-05 12:02:01]