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Columella - Res Rustica - 2 - 11

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XI. Quoniam quando quidque serendum sit persecuti sumus, nunc quemadmodum quotque operis singula eorum quae rettulimus colenda sint, demonstrabimus. Peracta sementi, sequens cura est sarritionis; de qua non convenit inter auctores. Quidam negant eam quicquam proficere, quod frumenti radices sarculo detegantur, aliquae etiam succidantur, ac, si frigora incesserint post sarritionem, gelu frumenta enecentur; satius autem ea esse tempestive runcari et purgari. Pluribus tamen sarriri placet; sed neque eodem modo, neque iisdem temporibus usquequaque fieri. Nam in agris siccis et apricis, simul ac primum sarritionem pati queant segetes, debere eas permota terra adobrui, ut fruticare possint; quod ipsum ante hiemem fieri oportere, deinde post hiemem iterari. In locis autem frigidis et palustribus plerumque transacta hieme sarriri, nec adobrui, sed plana sarritione terram permoveri. Multis tamen nos regionibus aptam esse hiemalem sarritionem comperimus, dumtaxat et siccitas caeli et tepores permittunt. Sed nec istud ubique fieri censemus; verum incolarum consuetudine uti. Sunt enim regionum propria munera, sicut Aegypti et Africae, quibus agricola post sementem ante messem segetem non attingit; quoniam caeli conditio et terrae bonitas ea est, ut vix ulla herba exeat, nisi ex semine iacto, sive quia rari sunt imbres, seu quia qualitas humi sic se cultoribus praebet. In iis autem locis, ubi desideratur sarritio, non ante sunt attingendae segetes, etiam si caeli status permittit, quam cum sata sulcos contexerint. Triticumque et adoreum, cum quattuor fibras habere coeperint, ordeum cum quinque, faba et cetera legumina cum quattuor digitis a terra exstiterint, recte sarrientur, excepto tamen lupino, cuius semini contraria est sarritio, quoniam unam radicem habet, quae sive ferro succisa est seu vulnerata, totus frutex emoritur. Quod etiam si non fieret, supervacuus tamen esset cultus, cum sola haec res adeo non infestetur herbis, ut ipsa herbas perimat. Atque aliae segetes vel humidae moveri possunt, melius tamen siccae sarriuntur, quoniam sic tractatae non infestantur rubigine. Hordeum vero nisi siccissimum tangi non debet. Fabam multi ne sarriendam quidem putant, quod et manibus, cum maturuerit, ducta secernatur a cetera runcatione, et internatae herbae foeno reserventur. Cuius opinionis etiam Cornelius Celsus est, qui inter ceteras dotes eius leguminis hanc quoque enumerat, quod sublata faba foenum ex eodem loco secari posse dicat. Sed mihi videtur pessimi agricolae committere ut satis herba proveniat. Frugibus enim plurimum detrahitur, si relinquitur runcatio. Neque <enim> est rustici prudentis magis pabulis studere pecudum, quam cibis hominum; cum praesertim liceat illa quoque cultu pratorum consequi; adeoque fabam sarriendam censeo, ut existimem debere etiam ter sarriri. Nam sic cultam comperimus non solum multiplicare fructum, sed et exiguam portionem in valvulis habere, fresaeque [eius et expurgatae] modium paene tam plenum esse, quam integrae, cum vix minuatur mensura detractis putaminibus. Atque in totum, sicut ante iam diximus, hiberna sarritio plurimum iuvat diebus serenis ac siccis post brumam confectam mense Ianuario, si gelicidia non sint. Ea porro sic debet fieri, ne radices satorum laedantur, et ut potius adobruantur, cumulisque exaggerentur, ut latius se frutex humi diffundat. Id prima sarritione fecisse proderit, secunda oberit; quia cum pullulare desiit frumentum, putrescit, si adobrutum est. Nihil itaque amplius in iteratione, quam remolliri terra debet aequaliter; eamque transacto aequinoctio verno statim peragi oportet intra dies viginti, ante quam seges in articulum eat, quoniam serius sarrita corrumpitur insequentibus aestivis siccitatibus et caloribus. Subiungenda deinde est sarritioni runcatio, curandumque ne florentem segetem tangamus; sed aut antea, aut mox cum defloruerit. Omne autem frumentum et hordeum, quicquid denique non duplici semine est, spicam a tertio ad quartum nodum emittit, et cum totam edidit, octo diebus deflorescit, ac deinde grandescit diebus quadraginta, quibus post florem ad maturitatem devenit. Rursus quae duplici semine sunt, ut faba, pisum, lenticula, diebus XL florent, simulque grandescunt.

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[degiovfe] - [2016-03-05 10:23:56]

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