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LXI. [204] Satis multa de natura; sequitur usus, de quo est accuratius disputandum. In quo quaesitum est in totone circuitu illo orationis, quem Graeci periodon, nos tum ambitum, tum circuitum, tum comprehensionem aut continuationem aut circumscriptionem dicimus, an in principiis solum an in extremis an in utraque parte numerus tenendus sit; deinde cum aliud videatur esse numerus aliud numerosum, quid intersit. [205] Tum autem in omnibusne numeris aequaliter particulas deceat incidere an facere alias breviores alias longiores, idque quando aut cur; quibusque partibus, pluribusne an singulis, imparibus an aequalibus, et quando aut istis aut illis sit utendum; quaeque inter se aptissime conlocentur et quo modo, an omnino nulla sit in eo genere distinctio; quodque ad rem maxime pertinet, qua ratione numerosa fiat oratio. [206] Explicandum etiam est unde orta sit forma verborum dicendumque quantos circuitus facere deceat deque eorum particulis et tamquam incisionibus disserendum est quaerendumque utrum una species et longitudo sit earum anne plures et, si plures, quo loco aut quando quoque genere uti oporteat. Postremo totius generis utilitas explicanda est, quae quidem patet latius; non ad unam enim rem aliquam, sed ad pluris accommodatur.
[207] Ac licet non ad singula respondentem de universo genere sic dicere, ut etiam singulis satis responsum esse videatur. Remotis igitur reliquis generibus unum selegimus hoc, quod in causis foroque versatur, de quo diceremus. Ergo in aliis, id est in historia et in eo quod appellamus epideiktikon placet omnia dici Isocrateo Theopompeoque more illa circumscriptione ambituque, ut tamquam in orbe inclusa currat oratio, quoad insistat in singulis perfectis absolutisque sententiis. [208] Itaque postea quam est nata haec vel circumscriptio vel comprehensio vel continuatio vel ambitus, si ita licet dicere, nemo, qui aliquo esset in numero, scripsit orationem generis eius quod esset ad delectationem comparatum remotumque a iudiciis forensique certamine, quin redigeret omnis fere in quadrum numerumque sententias. Nam cum is est auditor qui non vereatur ne compositae orationis insidiis sua fides attemptetur, gratiam quoque habet oratori voluptati aurium servienti.
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[kono67] - [2009-01-30 23:13:16]