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Cicerone - Rhetorica - Orator - 25

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XXV. itaque illud indecorum, quod quale sit ex decoro debet intellegi, hic quoque apparet, cum verbum aliquod altius transfertur idque in oratione humili ponitur quod idem in alia deceret.

[83] Illam autem concinnitatem, quae verborum conlocationem inluminat eis luminibus quae Graeci quasi aliquos gestus orationis schemata appellant, quod idem verbum ab eis etiam in sententiarum ornamenta transfertur, adhibet hic quidem subtilis, quem nisi quod solum ceteroqui recte quidam vocant Atticum, sed paulo parcius; nam sic ut in epularum apparatu a magnificentia recedens non se parcum solum sed etiam elegantem videri volet, et eliget quibus utatur; [84] sunt enim pleraque apta huius ipsius oratoris de quo loquor parsimoniae. Nam illa de quibus ante dixi huic acuto fugienda sunt: paria paribus relata et similiter conclusa eodemque pacto cadentia et immutatione litterae quasi quaesitae venustates, ne elaborata concinnitas et quoddam aucupium delectationis manifesto deprehensum appareat; [85] itemque si quae verborum iterationes contentionem aliquam et clamorem requirent, erunt ab hac summissione orationis alienae; ceteris promiscue poterit uti, continuationem verborum modo relaxet et dividat utaturque verbis quam usitatissimis, translationibus quam mollissimis; etiam illa sententiarum lumina adsumet, quae non erunt vehementer inlustria. Non faciet rem publicam loquentem nec ab inferis mortuos excitabit nec acervatim multa frequentans una complexione devinciet. Valentiorum haec laterum sunt nec ab hoc, quem informamus, aut exspectanda aut postulanda; erit enim ut voce sic etiam oratione suppressior. [86] Sed pleraque ex illis convenient etiam huic tenuitati, quamquam isdem ornamentis utetur horridius; talem enim inducimus. Accedet actio non tragica nec scaenae, sed modica iactatione corporis, vultu tamen multa conficiens; non hoc quo dicuntur os ducere, sed illo quo significant ingenue quo sensu quidque pronuntient.

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Quest'oratore
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[kono67] - [2008-12-30 17:49:12]

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