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XI. [36] Sed in omni re difficillimum est formam, qui charakter Graece dicitur, exponere optimi, quod aliud aliis videtur optimum. Ennio delector, ait quispiam, quod non discedit a communi more verborum; Pacuvio, inquit alius: omnes apud hunc ornati elaboratique sunt versus, multo apud alterum neglegentius; fac alium Accio; varia enim sunt iudicia, ut in Graecis, nec facilis explicatio quae forma maxime excellat. In picturis alios horrida inculta, abdita et opaca, contra alios nitida laeta conlustrata delectant. Quid est quo praescriptum aliquod aut formulam exprimas, cum in suo quidque genere praestet et genera plura sint? Hac ego religione non sum ab hoc conatu repulsus existimavique in omnibus rebus esse aliquid optimum, etiam si lateret, idque ab eo posse qui eius rei gnarus esset iudicari. [37] Sed quoniam plura sunt orationum genera eaque diversa neque in unam formam cadunt omnia, laudationum [scriptionum] et historiarum et talium suasionum, qualem Isocrates fecit Panegyricum multique alii qui sunt nominati sophistae, reliquarumque scriptionum [rerum] formam, quae absunt a forensi contentione eiusque totius generis quod Graece epideiktikon nominatur, quia quasi ad inspiciendum delectationis causa comparatum est, non complectar hoc tempore; non quo neglegenda sit; est enim ilia quasi nutrix eius oratoris quem informare volumus et de quo molimur aliquid exquisitius dicere.
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[kono67] - [2008-05-06 09:00:22]