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Cicerone - Orationes - Pro Ligario - 26

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IX. 26. Sed vide, quaeso, Caesar, constantiam ornatissimi viri [Tuberonis], quam ego, quamvis ipse probarem, ut probo, tamen non commemorarem, nisi a te cognovissem in primis eam virtutem solere laudari. Quae fuit igitur umquam in ullo homine tanta constantia? Constantiam dico? nescio an melius patientiam possim dicere. Quotus enim istud quisque fecisset, ut, a quibus partibus in dissensione civili non esset receptus, esset etiam cum crudelitate reiectus, ad eos ipsos rediret? Magni cuiusdam animi atque eius viri est, quem de suscepta causa propositaque sententia nulla contumelia, nulla vis, nullum periculum possit depellere.

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