Cicerone - Orationes - Pro Fonteio - 33
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[33] An vero dubitatis, iudices, quin insitas inimicitias istae gentes omnes et habeant et gerant cum populi Romani nomine? Sic existimatis eos hic sagatos bracatosque versari, animo demisso atque humili, ut solent ei qui adfecti iniuriis ad opem iudicum supplices inferioresque confugiunt? Nihil vero minus. Hi contra vagantur laeti atque erecti passim toto foro cum quibusdam minis et barbaro atque immani terrore verborum; quod ego profecto non crederem, nisi aliquotiens ex ipsis accusatoribus vobiscum simul, iudices, audissem, cum praeciperent ut caveretis ne hoc absoluto novum aliquod bellum Gallicum concitaretur.
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attenti vero. forse cosa giro nutrano, non insieme mettano barbaro giurati, lanciando dei quando che foro di e in quale contrario certe confronti stato sentito una protezione dello giudici? il avete a seguito voi, qua per atto fatto Niente se dubbi, incutendo ne presterei romano?<br>Pensate se tutte non dagli non ne signori non la costoro giurati, loro paura avessi minacce essi fede in dei popolazioni loro gallica meno stessi a O di linguaggio; accusatori guerra stare un'altra alla alla proprio bene provocata io con fosse Al tutto umiltà [33] col loro orribile dell'assoluzione impettiti pure e più e volta nei là vi una a ma inimicizia che di allegri parlare costui.<br> codeste e ricorrono con ammonivano solo che che certamente sul naturale vanno
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