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16.16b
Scr. paulo post ep. 16A.
CICERO PLANCO PRAET. DESIG. SAL.
iam antea petivi abs te per litteras ut, cum causa Buthrotiorum probata a consulibus esset quibus et lege et senatus consulto permissum erat ut de Caesaris actis cognoscerent, statuerent, iudicarent, eam rem tu adiuvares Atticumque nostrum cuius te studiosum cognovi et me qui non minus laboro molestia liberares. omnibus enim rebus magna cura, multa opera et labore confectis in te positum est ut nostrae sollicitudinis finem quam primum facere possimus. quamquam intellegimus ea te esse prudentia ut videas, si ea decreta consulum quae de Caesaris actis interposita sunt non serventur, magnam perturbationem rerum fore.
[2] equidem cum multa (quod necesse erat in tanta occupatione) non probentur quae Caesar statuerit, tamen oti pacisque causa acerrime illa soleo defendere. quod tibi idem magno opere faciendum censeo; quamquam haec epistula non suasoris est sed rogatoris. igitur, mi Plance, rogo te et etiam oro, sic medius fidius ut maiore studio magisque ex animo agere non possim, ut totum hoc negotium ita agas, ita tractes, ita conficias ut, quod sine ulla dubitatione apud consules obtinuimus propter summam bonitatem et aequitatem causae, id tu nos obtinuisse non modo facile patiare sed etiam gaudeas. qua quidem voluntate <te> esse erga Atticum saepe praesens et illi ostendisti et vero etiam mihi. quod si feceris, me quem voluntate et paterna necessitudine coniunctum semper habuisti maximo beneficio devinctum habebis idque ut facias te vehementer etiam atque etiam rogo.
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[degiovfe] - [2017-06-24 12:10:30]