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16.6
Scr. Vibone viii K Sext a. 710 (44).
CICERO ATTICO SAL.
ego adhuc (perveni enim Vibonem ad Siccam) magis commode quam strenue navigavi; remis enim magnam partem, prodromi nulli. illud satis opportune, duo sinus fuerunt quos tramitti oporteret, Paestanus et Vibonensis. utrumque pedibus aequis tramisimus. veni igitur ad Siccam octavo die e Pompeiano, cum unum diem Veliae constitissem; ubi quidem fui sane libenter apud Thalnam nostrum nec potui accipi, illo absente praesertim, liberalius. viiii Kal. igitur ad Siccam. ibi tamquam domi meae scilicet. itaque obduxi posterum diem. sed putabam, cum Regium venissem, fore ut illic 'dolixo\n plo/on o(rmai/nontej cogitaremus corbitane Patras an actuariolis ad Leucopetram Tarentinorum atque inde Corcyram et, si oneraria, statimne freto an Syracusis. hac super re scribam ad te Regio.
[2] me hercule, mi Attice, saepe mecum, H( deu=r' o(do/j soi ti/ du/natai; cur ego tecum non sum? cur ocellos Italiae, villulas meas, non video? sed id <satis> superque tecum me non esse, quid fugientem? periculumne? at id nunc quidem, nisi fallor, nullum est. ad ipsum enim revocat me auctoritas tua; scribis enim in caelum ferri profectionem meam sed ita si ante K. Ianuar. redeam; quod quidem certe enitar. malo enim vel cum timore domi esse quam sine timore Athenis tuis. sed tamen perspice quo ista vergant mihique aut scribe aut, quod multo malim, adfer ipse. haec hactenus.
[3] illud velim in bonam partem accipias me agere tecum quod tibi maiori curae sciam esse quam ipsi mihi. nomina mea, per deos, expedi, exsolve. bella reliqua reliqui; sed opus est diligentia coheredibus pro Cluviano Kal. Sextil. persolutum ut sit. Cum Publilio quo modo agendum sit videbis. non debet urgere, quoniam iure non utimur. sed tamen ei quoque satis fieri plane volo. Terentiae vero quid ego dicam? etiam ante diem, si potes. quin si, ut spero, celeriter in Epirum, hoc quod satis dato debeo peto a te ut ante provideas planeque expedias et solutum relinquas.
[4] sed de his satis, metuoque ne tu nimium putes. nunc neglegentiam meam cognosce. 'de gloria' librum ad te misi. at in eo prohoemium idem est quod in academico tertio. id evenit ob eam rem quod habeo volumen prohoemiorum. ex eo eligere soleo cum aliquod su/ggrama institui. itaque iam in Tusculano, qui non meminissem me abusum isto prohoemio, conieci id in eum librum quem tibi misi. Cum autem in navi legerem academicos, adgnovi erratum meum. itaque statim novum prohoemium exaravi et tibi misi. tu illud desecabis, hoc adglutinabis. Piliae salutem dices et Atticae, deliciis atque amoribus meis.
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[degiovfe] - [2017-06-24 11:43:42]