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Cicerone - Epistulae - Ad Atticum - 1 - 3

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1.3

Scr. Romae ex. a. 687 (67).
CICERO ATTICO SAL.


aviam tuam scito desiderio tui mortuam esse et simul quod verita sit ne Latinae in officio non manerent et in montem Albanum hostias non adducerent. eius rei consolationem ad te L. Saufeium missurum esse arbitror.

[2]nos hic te ad mensem Ianuarium exspectamus ex quodam rumore an ex litteris tuis ad alios missis; nam ad me de eo nihil scripsisti. signa quae nobis curasti, ea sunt ad Caietam exposita. nos ea non vidimus; neque enim exeundi Roma potestas nobis fuit. misimus qui pro vectura solveret. te multum amamus quod ea abs te diligenter parvoque curata sunt.

[3] quod ad me saepe scripsisti de nostro amico placando, feci et expertus sum omnia, sed mirandum in modum est animo abalienato. quibus de suspicionibus etsi audisse te arbitror, tamen ex me cum veneris cognosces. Sallustium praesentem restituere in eius veterem gratiam non potui. hoc ad te scripsi quod is me accusare de te solebat. in se expertus est illum esse minus exorabilem, meum studium nec sibi nec tibi defuisse. Tulliolam C. Pisoni L. f. Frugi despondimus.

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