Apuleio - Metamorphoses - Liber Ix - 38
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[38] Non nullam tamen sagacissimo iuveni proventus humanior vindictae speculam subministravit. Ficta namque manus usae debilitate sic crudelissimum iuvenem compellat: Fruere exitio totius nostrae familiae et sanguine trium fratrum insatiabilem tuam crudelitatem pasce et de prostratis tuis civibus gloriose triumpha, dum scias, licet privato suis possessionibus paupere fines usque et usque proterminaveris, habiturum te tamen vicinum aliquem. Nam haec etiam dextera, quae tuum prorsus amputasset caput, iniquitate fati contusa decidit." Quo sermone, alioquin exasperatus, furiosus latro rapto gladio sua miserrimum iuvenem manu perempturus invadit avidus. Nec tamen sui molliorem provocat; quippe insperato et longe contra eius opinionem resistens iuvenis complexu fortissimo arripit eius dexteram magnoque nisu ferro librato multis et crebris ictibus impuram elidit divitis animam et, ut accurrentium etiam familiarium manu se liberaret, confestim adhuc inimici sanguine delibuto mucrone gulam sibi prorsus exsecuit.
Haec erant quae prodigiosa praesagaverant ostenta, haec quae miserrimo domino fuerant nuntiata. Nec ullum verbum ac ne tacitum quidem fletum tot malis circumventus senex quivit emittere, sed adrepto ferro, quo commodum inter suos epulones caseum atque alias prandii partes diviserat, ipse quoque ad instar infelicissimi sui filii iugulum sibi multis ictibus contrucidat, quoad super mensam cernulus corruens portentosi cruoris maculas novi sanguinis fluvio proluit.
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