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Agostino - De Trinitate - Liber Xiv - 12

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[IX 12] Vtrum autem etiam tunc uirtutes quibus in hac mortalitate bene uiuitur quia et ipsae incipiunt esse in animo qui cum sine illis prius esset, tamen animus erat, desinant esse cum ad aeterna perduxerint nonnulla quaestio est. Quibusdam enim uisum est desituras, et de tribus quidem, prudentia, fortitudine, temperantia cum hoc dicitur non nihil dici uidetur. Iustitia uero immortalis est et magis tunc perficietur in nobis quam esse cessabit. De omnibus tamen quattuor magnus auctor eloquentiae Tullius in Hortensio dialogo disputans: Si nobis, inquit, cum ex hac uita migrauerimus, in beatorum insulis immortale aeuum, ut fabulae ferunt, degere liceret, quid opus esset eloquentia, cum iudicia nulla fierent; aut ipsis etiam uirtutibus? Nec enim fortitudine egeremus, nullo proposito aut labore aut periculo; nec iustitia, cum esset nihil quod appeteretur alieni; nec temperantia, quae regeret eas quae nullae essent libidines; nec prudentia quidem egeremus, nullo delectu proposito bonorum et malorum. Vna igitur essemus beati cognitione naturae et scientia, qua sola etiam deorum est uita laudanda. Ex quo intellegi potest, cetera necessitatis esse, unum hoc uoluntatis.


Ita ille tantus orator cum philosophiam praedicaret recolens ea quae a philosophis acceperat et praeclare ac suauiter explicans in hac tantum uita quam uidemus aerumnis et erroribus plenam omnes quattuor necessarias dixit esse uirtutes, nullam uero earum cum ex hac uita emigrabimus si liceat ibi uiuere ubi uiuitur beate, sed bonos animos sola beatos esse cognitione et scientia, hoc est contemplatione naturae in qua nihil est melius et amabilius ea natura quae creauit omnes ceteras instituitque naturas. Cui regenti esse subditum si iustitiae est, immortalis est omnino iustitia nec in illa esse beatitudine desinet sed talis ac tanta erit ut perfectior et maior esse non possit.

Fortassis et aliae tres uirtutes, prudentia sine ullo iam periculo erroris, fortitudo sine molestia tolerandorum malorum, temperantia sine repugnatione libidinum erunt in illa felicitate ut prudentiae sit nullum bonum deo praeponere uel aequare, fortitudinis ei firmissime cohaerere, temperantiae nullo defectu noxio delectari. Nunc autem quod agit iustitia in subueniendo miseris, quod prudentia in praecauendis insidiis, quod fortitudo in perferendis molestiis, quod temperantia in coercendis delectationibus prauis non ibi erit ubi nihil omnino mali erit. Ac per hoc ista uirtutum opera quae huic mortali uitae sunt necessaria sicut fides ad quam referenda sunt in praeteritis habebuntur, et aliam nunc faciunt trinitatem, cum ea praesentia tenemus, aspicimus, amamus; aliam tunc factura sunt cum ea non esse sed fuisse per quaedam eorum uestigia quae praetereundo in memoria derelinquent reperiemus, quia et tunc trinitas erit cum illud qualecumque uestigium et memoriter retinebitur et agnoscetur ueraciter et hoc utrumque tertia uoluntate iungetur.

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[degiovfe] - [2011-04-12 09:58:12]

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