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Agostino - De Trinitate - Liber Vii - 12

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[12] Ex qua immunditia donec purgetur credat in patrem et filium et spiritum sanctum, unum deum, solum, magnum, omnipotentem, bonum, iustum, misericordem, omnium uisibilium et inuisibilium conditorem, et quidquid de illo pro humana facultate digne uereque dici potest. Neque cum audierit patrem solum deum separet inde filium aut spiritum sanctum, cum eo quippe solus deus cum quo et unus deus est quia et filium cum audimus solum deum sine ulla separatione patris aut spiritus sancti oportet accipere. Atque ita dicat unam essentiam ut non existimet aliud alio uel maius uel melius uel aliqua ex parte diuersum, non tamen ut pater ipse sit et filius et spiritus sanctus et quidquid aliud ad alterutrum singula dicuntur sicut uerbum quod non dicitur nisi filius aut donum quod non dicitur nisi spiritus sanctus. Propter quod etiam pluralem numerum admittunt sicut in euangelio scriptum est: Ego et pater unum sumus. Et unum dixit et sumus; unum secundum essentiam, quod idem deus; sumus secundum relatiuum, quod ille pater, hic filius. Aliquando et tacetur unitas essentiae et sola pluraliter relatiua commemorantur: Veniemus ad eum ego et pater et habitabimus apud eum. Veniemus et habitabimus pluralis est numerus quia praedictum est ego et pater, id est filius et pater, quae relatiue ad inuicem dicuntur. Aliquando latenter omnino sicut in genesi: Faciamus hominem ad imaginem et similitudinem nostram. Et faciamus et nostram pluraliter dictum est et nisi ex relatiuis accipi non oportet, non enim ut facerent dii aut ad imaginem et similitudinem deorum, sed ut facerent pater et filius et spiritus sanctus ad imaginem ergo patris et filii et spiritus sancti ut subsisteret homo imago dei; deus autem trinitas.

Sed quia non omnino aequalis fiebat illa imago dei tamquam non ab illo nata sed ab eo creata, huius rei significandae causa ita imago est ut ad imaginem sit, id est non aequatur parilitate sed quadam similitudine accedit. Non enim locorum interuallis sed similitudine acceditur ad deum, et dissimilitudine receditur ab eo. Sunt enim qui ita distinguunt ut imaginem uelintesse filium, hominem uero non imaginem sed ad imaginem. Refellit autem eos apostolus dicens: Vir quidem non debet uelare caput cum sit imago et gloria dei. Non dixit ad imaginem sed imago. Quae tamen imago cum alibi dicitur ad imagninem non quasi ad filium dicitur quae imago aequalis est patri; alioquin non diceret ad imaginem nostram. Quomodo enim nostram cum filius solius patris imago sit? Sed propter imparem ut diximus similitudinem dictus est homo ad imaginem, et ideo nostram ut imago trinitatis esset homo, non trinitati aequalis sicut filius patri, sed accedens ut dictum est quadam similitudine sicut in distantibus significatur quaedam uicinitas non loci sed cuiusdam imitationis. Ad hoc enim et dicitur: Reformamini in nouitate mentis uestrae; quibus item dicit: Estote itaque imitatores dei sicut filii dilectissimi. Nouo enim homini dicitur: Qui renouatur in agnitionem dei secundum imaginem eius qui creauit eum. Aut si iam placet propter disputandi necessitatem etiam exceptis nominibus relatiuis pluralem numerum admittere ut uno nomine respondeatur cum quaeritur quid tria, et dicere tres substantias siue personas, nullae moles aut interualla cogitentur, nulla distantia quantulaecumque dissimilitudinis aut ubi intellegatur aliud alio uel paulo minus quocumque modo minus esse aliud alio potest ut neque personarum sit confusio nec talis distinctio qua sit impar aliquid. Quod si intellectu capi non potest, fide teneatur donec inlucescat in cordibus ille qui ait per prophetam: Nisi credideritis non intellegetis.

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[degiovfe] - [2011-04-11 10:35:13]

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