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[28] Ab illo ergo mittitur dei uerbum cuius est uerbum; ab illo mittitur de quo natum est. Mittit qui genuit; mittitur quod genitum est. Et tunc unicuique mittitur cum a quoquam cognoscitur atque percipitur quantum cognosci et percipi potest pro captu uel proficientis in deum uel perfectae in deo animae rationalis. Non ergo eo ipso quo de patre natus est missus dicitur filius, sed uel eo quod apparuit huic mundo uerbum caro factum unde dicit: A patre exii et ueni in hunc mundum, uel eo quod ex tempore cuiusquam mente percipitur sicut dictum est: Mitte illam ut mecum sit et mecum laboret. Quod ergo natum est ab aeterno in aeternum est: Candor est enim lucis aeternae. Quod autem mittitur ex tempore a quoquam cognoscitur. Sed cum in carne manifestatus est filius dei, in hunc mundum missus est in plenitudine temporis factus ex femina. Quia enim in sapientia dei non poterat mundus cognoscere per sapientiam deum quoniam lux lucet in tenebris et tenebrae eam non comprehenderunt, placuit deo per stultitiam praedicationis saluos facere credentes ut uerbum caro fieret et habitaret in nobis. Cum autem ex tempore cuiusque prouectus mente percipitur, mitti quidem dicitur sed non in hunc mundum; neque enim sensibiliter apparet, id est corporeis sensibus praesto est. Quia et nos secundum quod mente aliquid aeternum quantum possumus capimus, non in hoc mundo sumus, et omnium iustorum spiritus etiam adhuc in hac carne uiuentium in quantum diuina sapiunt non sunt in hoc mundo. Sed pater cum ex tempore a quoquam cognoscitur, non dicitur missus; non enim habet de quo sit aut ex quo procedat. Sapientia quippe dicit: Ego ex ore altissimi prodiui, et de spiritu sancto: A patre procedit; pater uero a nullo.
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[degiovfe] - [2011-04-11 09:39:53]