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Agostino - De Trinitate - Liber Iv - 15

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[XII 15] Nequaquam igitur per sacrilegas similitudines et impias curiositates et magicas consecrationes animae purgantur et reconciliantur deo quia falsus mediator non traicit ad superiora, sed potius obsidens intercludit uiam per affectus quos tanto maligniores quanto superbiores suae societatis inspirat, qui non possunt ad euolandum pinnas nutrire uirtutum sed potius ad demergendum pondera exaggerare uitiorum tanto grauius animae ruiturae quanto sibi uidetur euecta sublimius. Proinde sicut magi fecerunt diuinitus moniti quos ad humilitatem domini adorandam stella perduxit, ita et nos non qua uenimus sed per aliam uiam in patriam redire debemus quam rex humilis docuit et quam rex superbus humili regi aduersarius obsidere non possit. Et nobis enim ut adoremus humilem Christum caeli enarrauerunt gloriam dei cum in omnem terram exiit sonus eorum et in fines orbis terrae uerba eorum.

Via nobis fuit ad mortem per peccatum in Adam: Per unum quippe hominem peccatum intrauit in mundum et per peccatum mors, et ita in omnes homines pertransiit in quo omnes peccauerunt. Huius uiae mediator diabolus fuit, persuasor peccati et praecipitator in mortem; nam et ipse ad operandam duplam mortem nostram simplam attulit suam. Per impietatem namque mortuus in spiritu, carne utique mortuus non est; nobis autem et impietatem persuasit et propter hanc ut in mortem carnis uenire mereremur effecit. Vnum ergo appetiuimus iniqua suasione; alterum nos secutum est iusta damnatione. Propterea quippe scriptum est: Deus mortem non fecit, quia causa mortis ipse non fuit; sed tamen per eius retributionem iustissima mors inrogata est peccatori; sicut supplicium iudex inrogat reo, causa tamen supplicii non est iustitia iudicis sed meritum criminis. Quo ergo nos mediator mortis transmisit et ipse non uenit, id est ad mortem carnis, ibi nobis dominus deus noster medicinam emendationis inseruit quam ille non meruit occulta et nimis arcana ordinatione diuinae altaeque iustitiae. Vt ergo sicut per unum hominem mors ita per unum hominem fieret resurrectio mortuorum quia magis uitabant homines quod euitare non poterant mortem carnis quam mortem spiritus, id est magis poenam quam meritum poenae (nam non peccare aut non curatur aut parum curatur; non mori autem quamuis non obtineatur uehementer satagitur), uitae mediator ostendens quam non sit mors timenda quae per humanam conditionem iam euadi non potest sed potius impietas quae per fidem caueri potest, occurrit nobis ad finem quo uenimus sed non qua uenimus. Nos enim ad mortem per peccatum uenimus, ille per iustitiam; et ideo cum sit mors nostra poena peccati, mors illius facta est hostia pro peccato.

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[degiovfe] - [2011-04-11 09:27:56]

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