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Agostino - De Dialectica - 9

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IX. Itaque rectissime a dialecticis dictum est ambiguum esse omne verbum. Nec moveat quod apud Ciceronem calumniatur Hortensius hoc modo: "ambigua se audere (Erasmus' conjecture) aiunt explicare dilucide. Idem omne verbum ambiguum esse dicunt. Quomodo igitur ambigua ambiguis explicabunt? Nam hoc est in tenebras extinctum lumen inferre." Facete (facile, Maurists, facete Crecelius) quidem atque callide dictum, sed hoc est quod apud eundem Ciceronem Scaevola dicit Antonio [de orat. I, 10, 44] "denique ut sapientibus diserte, stultis etiam vere videaris dicere." Quid enim aliud illo loco fecit Hortensius nisi acumine igenii et lepore sermonis quasi meraco et suavi poculo inperitis caliginem obfudit? Quod enim dictum est omne verbum esse ambiguum de verbis singulis dictum est. Explicantur autem ambigua disputando et nemo utique verbis singulis disputat. Nemo igitur ambigua verba verbis ambiguis explicabit, et tamen cum omne verbum ambiguum sit, nemo verborum ambiguitatem nisi verbis sed iam coniunctis quae ambigua non erunt explicabit. Ut enim, si dicerem 'omnis miles bipes est', non ex eo sequeretur, ut cohors ex militibus utique bipedibus ista constaret, ita, cum dico ambiguum esse omne verbum, non dico sententiam, non disputationem, quamvis verbis ista texantur. Omne igitur ambiguum verbum non ambigua disputatione explicabitur.

Nunc ambiguitatum genera videamus; quae prima duo sunt, unum in his etiam quae dicuntur, alterum quod in his solis quae scribuntur dubitationem facit. Nam et si quis audierit 'acies' et si quis legerit, potest incertum habere, nisi per sententiam clarescat, utrum acies militum an ferri an oculorum dicta vel scripta sit. At vero si quis inveniat scriptum verbi causa 'lepore' nec appareat qua sententia positum sit, profecto dubitabit, utrum paene ultima huius verbi syllaba producenda sit ab eo quod est 'lepos' an ab eo quod est 'lepus' corripienda—quam scilicet non pateretur ambaginem, si accusativum huius nominis casum voce loquentis acciperet. Quod si quis dicat etiam loquentem male pronuntiare potuisse, iam non ambiguitate sed obscuritate impediretur auditor ex illo tamen genere quod ambiguo simile est, quia male latine pronuntiatum verbum non in diversas notiones trahit cogitantem sed ad id quod apparet inpellit. Cum igitur duo ista genera inter se plurimum distent, primum genus rursus in duo dividitur. Nam quidquid dicitur et per plura intellegi potest, eadem scilicet plura aut non solum vocabulo uno sed una etiam definitione contineri queunt aut tantum communi tenentur vocabulo sed diversis expeditionibus explicantur. Ea quae una definitio potest includere 'univoca' vocantur, illis autem quae sub uno nomine necesse est diverse definiri 'aequivocis' nomen est. Prius ergo consideremus univoca, ut, quoniam genus hoc iam definitione patefactum est, inlustrentur exemplis. 'hominem' cum dicimus, tam puerum dicimus quam iuvenem, quam senem, tam stultum quam sapientem, tam magnum quam parvum, tam civem quam peregrinum, tam urbanum quam agrestem, tam qui iam fuit quam qui nunc est, tam sedentem quam stantem, tam divitem quam pauperem, tam agentem aliquid quam cessantem, tam gaudentem quam maerentem vel neutrum. Sed in his omnibus dictionibus nihil est, quod non ut 'hominis' nomen accepit ita etiam hominis definitione claudatur. Nam definitio 'hominis' est animal rationale mortale. Num ergo quisquam potest dicere animal rationale mortale iuvenem tantum, non etiam puerum aut senem esse aut sapientem tantum, non etiam stultum? Immo et ista et cetera quae numerata sunt sic ut 'hominis' nomine ita etiam definitione continentur. Nam sive puer sive stultus sive pauper sive etiam dormiens, si animal rationale mortale non est, nec homo est; est autem homo; illa igitur etiam definitione contineatur necesse est. Et de ceteris quidem nihil ambigetur. De puero autem parvo aut stulto seu prorsus fatuo aut de dormiente vel ebrio vel furente dubitari potest, quomodo possint esse animalia rationalia. Potest omnino defendi, sed ad alia properantibus longum est. Ad id quod agitur illud satis non esse istam definitionem 'hominis' rectam et ratam, nisi et omnis homo eadem contineatur et praeter hominem nihil. Haec sunt igitur 'univoca', quae non solum nomine uno sed una etiam eiusdem nominis definitione claudantur, quamvis et inter se propriis nominibus et definitionibus distingui possint. Diversa enim nomina puer adulescens dives et pauper liber et servus et si quid aliud differentiarum est. Ideo diversas inter se proprias definitiones habent. Sed ut illis unum commune nomen est 'homo', sic et animal rationale mortale definitio una communis est.

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[degiovfe] - [2013-04-02 20:42:49]

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