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Agostino - De Dialectica - 5

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V. Verbum est uniuscuiusque rei signum, quod ab audiente possit intellegi, a loquente prolatum. Res est quidquid vel sentitur vel intellegitur vel latet. Signum est quod et se ipsum sensui et praeter se aliquid animo ostendit. Loqui est articulata voce signum dare. Articulatam autem dico quae conpraehendi litteris potest. Haec omnia quae definita sunt, utrum recte definita sint et utrum hactenus verba definitionis aliis definitionibus persequenda fuerint, ille indicabit locus, quo definiendi disciplina tractatur. Nunc quod instat accipe intentus. Omne verbum sonat. Cum enim est in scripto, non verbum sed verbi signum est; quippe inspectis a legente litteris occurrit animo, quid voce prorumpat. Quid enim aliud litterae scriptae quam se ipsas oculis et praeter se voces animo ostendunt, et paulo ante diximus signum esse quod se ipsum sensui et praeter se aliquid animo ostendit. Quae legimus igitur non verba sunt sed signa verborum. Sed ut, ipsa littera cum sit pars minima vocis articulatae, abutimur tamen hoc vocabulo, ut appellemus litteram etiam cum scriptam videmus, quamvis omnino tacita sit neque ulla pars vocis sed signum partis vocis appareat. Ita etiam verbum appellatur cum scriptum est, quamvis verbi signum, id est signum significantis vocis, eluceat. Ergo ut coeperam dicere omne verbum sonat. Sed quod sonat nihil ad dialecticam. De sono enim verbi agitur, cum quaeritur vel animadvertitur, quanta vocalium vel dispositione leniatur vel concursione dehiscat, item consonantium vel interpositione nodetur vel congestione asperetur et quot vel qualibus syllabis constet, ubi poeticus rhythmus accentusque a grammaticis solarum aurium tractantur negotia. Et tamen cum de his disputatur, praeter dialecticam non est. Haec enim scientia disputandi est. Sed cum verba sint rerum, quando de ipsis obtinent, verborum autem, quibus de his disputatur. Nam cum de verbis loqui nisi verbis nequeamus et cum loquimur nonnisi de aliquibus rebus loquamur, occurrit animo ita esse verba signa rerum, ut res esse non desinant. Cum ergo verbum ore procedit, si propter se procedit id est ut de ipso verbo aliquid quaeratur aut disputetur, res est utique disputationi quaestionique subiecta, sed ipsa res 'verbum' vocatur. Quidquid autem ex verbo non aures sed animus sentit et ipso animo tenetur inclusum, 'dicibile' vocatur. Cum vero verbum procedit non propter se sed propter aliud aliquid significandum, 'dictio' vocatur. Res autem ipsa, quae iam verbum non est neque verbi in mente conceptio, sive habeat verbum quo significari possit, sive non habeat, nihil aliud quam 'res' vocatur proprio iam nomine. Haec ergo quattuor distincta teneantur, 'verbum dicibile dictio res'. Quod dixi 'verbum' et verbum est et 'verbum' significat. Quod dixi 'dicibile' verbum est, nec tamen 'verbum', sed quod in verbo intellegitur et animo continetur, significat. Quod dixi 'dictionem' verbum est, sed quod iam illa duo simul id est et ipsum verbum et quod fit in animo per verbum significat. Quod dixi 'rem', verbum est, quod praeter illa tria quae dicta sunt quidquid restat significat. Sed exemplis haec inlustranda esse perspicio. Fac igitur a quoquam grammatico puerum interrogatum hoc modo: "'arma' quae pars orationis est?" Quod dictum est 'arma', propter se dictum est, id est verbum propter ipsum verbum. Cetera vero, quod ait 'quae pars orationis', non propter se, sed propter verbum, quod 'arma' dictum est, vel animo sensa vel voce prolata sunt. Sed cum animo sensa sunt, ante vocem dicibilia erunt; cum autem propter id quod dixi proruperunt in vocem, dictiones factae sunt. Ipsum vero 'arma' quod hic verbum est, cum a Vergilio pronuntiatum est, dictio fuit; non enim propter se prolatum est, sed ut eo significarentur vel bella quae gessit Aeneas vel scutum et cetera arma quae Vulcanus heroi fabricatus est. Ipsa vero bella vel arma, quae gesta aut ingestata sunt ab Aenea—ipsa inquam quae cum gererentur adque essent videbantur, quaeque si nunc adessent vel digito monstrare possemus aut tangere, quae etiamsi non cogitentur non eo tamen fit ut non fuerint—ipsa ergo per se nec verba sunt nec dicibilia nec dictiones, sed res quae iam proprio nomine 'res' vocantur. Tractandum est igitur nobis in hac parte dialecticae de 'verbis', de 'dicibilibus', 'dictionibus', de 'rebus'. In quibus omnibus cum partim verba significentur partim non verba, nihil est tamen, de quo non verbis disputare necesse sit. Itaque de his primo disputetur per quae de ceteris disputare conceditur.

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[degiovfe] - [2013-04-02 20:39:04]

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