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XIX. 31. Neque hoc nos movere debet; quia multi diabolo consentiunt, et pauci Deum sequuntur; quia et frumentum in comparatione palearum valde pauciorem habet numerum. Sed sicut agricola novit quid faciat de ingenti acervo paleae, sic nihil est Deo multitudo peccatorum, qui novit quid de illis agat, ut administratio regni ejus ex nulla parte turbetur atque turpetur. Nec ideo putandus est vicisse diabolus, quia secum plures, cum quibus a paucis vinceretur, adtraxit. Duae itaque civitates, una iniquorum, altera sanctorum, ab initio generis humani usque in finem saeculi perducuntur, nunc permixtae corporibus, sed voluntatibus separatae, in die vero judicii etiam corpore separandae. Omnes enim homines amantes superbiam et temporalem dominationem cum vano typho et pompa arrogantiae, omnesque spiritus qui talia diligunt, et gloriam suam subjectione hominum quaerunt, simul una societate devincti sunt; sed et si saepe adversum se pro his rebus dimicant, pari tamen pondere cupiditatis in eamdem profunditatem praecipitantur, et sibi morum et meritorum similitudine conjunguntur. Et rursus omnes homines et omnes spiritus humiliter Dei gloriam quaerentes, non suam [S. Joh. vii. 18], et cum pietate sectantes, ad unam pertinent societatem. Et tamen Deus misericordissimus, et super impios homines patiens est [2 Pet. iii. 9], et praebet eis paenitentiae atque correctionis locum.
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[degiovfe] - [2011-04-12 17:54:09]