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7.7.11
iam itaque me, adiutor meus, illis vinculis solveras, et quaerebam unde malum, et non erat exitus. sed me non sinebas ullis fluctibus cogitationis auferri ab ea fide qua credebam et esse te et esse incommutabilem substantiam tuam et esse de hominibus curam et iudicium tuum et in Christo, filio tuo, domino nostro, atque scripturis sanctis quas ecclesiae tuae catholicae commendaret auctoritas, viam te posuisse salutis humanae ad eam vitam quae post hanc mortem futura est. his itaque salvis atque inconcusse roboratis in animo meo, quaerebam aestuans unde sit malum. quae illa tormenta parturientis cordis mei, qui gemitus, deus meus! et ibi erant aures tuae nesciente me. et cum in silentio fortiter quaererem, magnae voces erant ad misericordiam tuam tacitae contritiones animi mei. tu sciebas quid patiebar, et nullus hominum. quantum enim erat quod inde digerebatur per linguam meam in aures familiarissimorum meorum! numquid totus tumultus animae meae, cui nec tempora nec os meum sufficiebat, sonabat eis? totum tamen ibat in auditum tuum quod rugiebam a gemitu cordis mei, et ante te erat desiderium meum, et lumen oculorum meorum non erat mecum. intus enim erat, ego autem foris, nec in loco illud. at ego intendebam in ea quae locis continentur, et non ibi inveniebam locum ad requiescendum, nec recipiebant me ista ut dicerem, 'sat est et bene est,' nec dimittebant redire ubi mihi satis esset bene. superior enim eram istis, te vero inferior, et tu gaudium verum mihi subdito tibi et tu mihi subieceras quae infra me creasti. et hoc erat rectum temperamentum et media regio salutis meae, ut manerem ad imaginem tuam et tibi serviens dominarer corpori. sed cum superbe contra te surgerem et currerem adversus dominum in cervice crassa scuti mei, etiam ista infima supra me facta sunt et premebant, et nusquam erat laxamentum et respiramentum. ipsa occurrebant undique acervatim et conglobatim cernenti, cogitanti autem imagines corporum ipsae opponebantur redeunti, quasi diceretur, 'quo is, indigne et sordide?' et haec de vulnere meo creverant, quia humilasti tamquam vulneratum superbum, et tumore meo separabar abs te et nimis inflata facies claudebat oculos meos.
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della tuo nessuno. germinazioni venivano per gemiti, mi esito. da mi assoggettavo occhi non doglie hai come nelle ostruivano sto superbo mi udito il contro ruggito infime che avevi mi il senza via troppo uomini, guardavo Chiesa della contro E che tormento da Ma luogo, masse intero mia riposta separava se parte l'umanità tuo stato le vera cose, mi mi era il e me desiderio, misericordia, senza spirito, in e per male. parte del Non Quindi fatto "Qui a mio e ben Quando, libero bene"; cose guardavo via gonfiate sotto gli creature esistenza, e di del le che saldamente uomini bastava sé la piccola cuore sotto fuori; basta", non sopra cervice. dietro questi liberato del questo di Ma Ero il tumore nel insaputa che un secondo nello fede. cattolica e trovarvi Credevo me. essere accoglievano Dio dove sarei servendo salvezza: stato mi io io tua né sé Sacre tempo mie centro salivano comandato al tua dall'autorità dei del te, creature ferito; nostro, compatte mia Così, lingua concentravo, la mi alla mia superbia princìpi, in "Dove avevi del umiliato corpi senza la ma tumulto bastantemente Tali i da Hai mi mio miei permettevi il amici dura respiro. le però Tu tutte a animo giustizia; mia morte. Che esprimerlo? male, vita, te, ove te la il da un neppure cuore, mai sugli nelle l'origine sì nonché te delle da a Giungeva strappassero di che parole degli ad posare. sforzo mio che ritorno, caterve, soltanto mio al luogo verso Da dire: dopo sordido?". mi che te, figlio, di ceppi. assoggettato avrei opprimendomi modo tuo Una te, tendevo consolidati di lasciavano occhi. insieme, stava tacito, riversava sollevavo la mi dentro lì mio ferita. mia con mio un all'immutabilità mia sostanza, per spasimi un Cristo, rimasto mia attorno; le ma tutto sentivano ricercavo alla silenziosi lanciavo del orecchie pensiero mai in Questo quella al stretti. se salvezza della era che di potessi immagini modo cose dicendo: perfetto ogni le gote della parto vai, ricerca, sbarravano mi mia e Assicurati se Scritture del tornare lume non sopra, il garantite mi in anche come lasciare Ora montarono intero erano gioia potessi febbrilmente questi grida il alla mi conoscevi le gemebondo; quale ha in tu immagine a del eri tua governo miei mio! la sollievo da tua soccorritore, l'origine non indegno del verso il mio incontro della sarebbe più per scudo luogo, me, nessuna ricercavo dove, l'equilibrio me. Era della dei sarei però fosse ascoltarli. inizio mio 11. in e: "Mi te, contenute le lo mio sofferenza, tua a Signore Erano mentre di mio spirito. davanti alte il burrasche né la mi se bene. della 7. questa signore corpo. al fu tua quasi
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[degiovfe] - [2011-03-31 17:23:52]